Il caporalato e lo sfruttamento dei braccianti riguarda tutta la Penisola. Nessuna regione è esclusa da questa piaga sociale.
Lo sfruttamento riguarda perlopiù migranti provenienti dalla Nigeria, Gambia, Senegal, Eritrea, Romania, Polonia, e da altre parti del Mondo.
Sono gli ultimi del Mondo. Gli esclusi. Quelli senza protezione alcuna nè diritti. Ma sono loro che fanno arrivare sulle nostre tavole cibo, ortaggi e verdure. Pagati circa tre euro l'ora.
Ieri ad Asti in tre sono finiti in manette. Sfruttavano braccianti agricoli extracomunitari, durante la vendemmia nel Monferrato, pagandoli 3 euro l'ora e facendoli lavorare fino a dieci ore ininterrotte al giorno. Tre presunti 'caporali' albanesi sono stati arrestati questa mattina dai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Canelli (Asti), che hanno denunciato a piede libero altre 5 persone. I tre arrestati erano a capo di una cooperativa di Canelli. Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, aggravato dalla finalità di discriminazione razziale, le accuse nei loro confronti.
Originari di Nigeria, Gambia, Senegal e Mali, gli stranieri sfruttati - in due anni una quarantina - secondo quanto accertato dai carabinieri, provenivano in prevalenza da centri di accoglienza per migranti. Venivano portati in vigna senza alcun rispetto delle più basilari norme in materia di sicurezza del lavoro, in condizioni degradanti, spesso umiliati e insultati per la loro provenienza e fatti alloggiare in stabili fatiscenti. Dai salari, i caporali detraevano le spese di vitto e alloggio e anche il servizio di trasporto veniva decurtato dalla paga giornaliera, per la maggior parte in nero: solo il 20% veniva denunciato all'Inps.
Gli altri cinque denunciati a piede libero si occupavano in prevalenza del trasporto dei braccianti in vigna e li controllavano. Tra questi un'astigiana di Canelli, che gestiva la contabilità occulta dei profitti guadagnati e la corresponsione dei salari.
Mano negra, clandestina!
I braccianti agricoli ancora senza diritti. ( da: I Siciliani Giovani)

“Uno Stato serio, di qualunque fazione, dovrebbe mettere in regola chi si spacca la schiena e non far sempre guadagnare i pochi eletti, peraltro proprio in quella zona densamente ‘ndranghetista.” spiega Amodeo. “Però non è sempre così: in Calabria ci sono molte persone perbene che non sfruttano i migranti. Per la raccolta delle olive, io ne ho fatti assumere una quindicina col contratto di lavoro. Noi abbiamo un cuore grande e siamo molto più intelligenti di quello che ci vogliono far sembrare. Adesso sta funzionando anche la ripartizione, perché dal centro ne abbiamo mandati tantissimi in Germania ed in altre nazioni.”
“Il problema è che quando le cose funzionano, non se ne parla. La cosa più assurda è stato leggere, qualche giorno fa, un post di un ex ministro sulla regolarizzazione di seicentomila migranti, c’è però un piccolo inghippo. Cinque/sei mesi fa, lo stesso signore ha detto che non erano seicentomila, ma novanta. Allora, prima erano seicentomila, una volta ministro si sono ridotti improvvisamente a novanta e adesso sono di nuovo seicentomila.” – continua Amodeo – “È il momento di regolarizzarli, perché 1/3 del nostro raccolto, senza il loro lavoro, andrà perso. In Sicilia, così come in Calabria, tantissimi giovani hanno lasciato la campagna da vent’anni per andare in città e non torneranno indietro. Abbiamo bisogno di gente che coltivi la terra e che sia capace di farlo. Quando lo capiremo, sarà tardi.”
di Karola Sicali
Come 'Lieti Calici' abbiamo sempre denunciato lo sfruttamento nell'agricoltura da parte dei caporali e delle agromafie. Continueremo a farlo, difendendo un'agricoltura sana, giusta, pulita ed etica.
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