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mercoledì 30 dicembre 2020

Hanno reciso un fiore, ma il suo sorriso ed il suo esempio rimarrà per sempre nei cuori di chi sa cosa significhi difendere la terra dalle multinazionali e difenderla dagli speculatori. Un esempio da seguire e riprodurre come un miracolo!


 

'Una notizia terribile. Oggi piangiamo la perdita di una donna forte e coraggiosa che aveva reso l'esilio un bellissimo progetto di rinascita e riscatto. Oggi perdiamo una donna che ha orgogliosamente reso l'Italia, il suo paese, un posto migliore.' (Centro Astalli)

Se il Sociologo Danilo Dolci, nato a Sesana, un Comune della Slovenia, si trasferì  in Sicilia, decidendo di lavorare per difendere gli interessi di coloro che chiamava    'i poveri cristi' che erano braccianti perlopiù analfabeti ed emanciparli dalla loro condizione di subalternità dallo sfruttamento di mafiosi e latifondisti, riuscendo a dargli dignità nella dura lotta di far ottenere le terre a chi le lavorava.

La stessa cosa ha provato a fare concretamente, Agitu Gudeta, di origine Etiope, laureata in Sociologia, costretta a scappare dalla sua Terra e venire in Italia prendendosi cura di interi ettari di terra abbandonati e creare un'azienda con la quale allevava le sue capre con amore, riuscendo ad inventarsi una recinzione alimentata con dei pannelli solari e piena di luci con le quali riusciva a confondere i lupi, per difendere le sue capre. Infatti diceva Agitu: 'Non bisogna aver paura dei lupi, ma degli uomini'. Infatti fu vittima di un episodio di razzismo da parte di un uomo italiano e trentino, il quale non soltanto la minacciò verbalmente, ma le mise le mani al collo. Ma Agitu non soltanto non si arrese, ma denunciò l'uomo alle autorità competenti a seguito della cui denuncia l'uomo venne condannato a 8 mesi per istigazione all'odio razziale e violenza. 

L'Azienda 'le capre felici' erano (ma ci auguriamo che  l'esperienza  continui ancora per onorare la memoria di chi creò questo meraviglioso progetto) un sogno che aveva dato speranza ad Agitu e a quello che nella sua Terra le aveva insegnato la Nonna senza averlo mai potuto realizzare, riuscendo a produrre circa undici tipi di formaggi, latte e prodotti cosmetici, tutti derivati dall'allevamento caprino. Aprendo una bottega a Trento Città per la vendita dei prodotti dell'azienda.

'Le capre felici' erano (ma lo sono e devono continuare ad esserlo!) diventate un modello di integrazione anche per i richiedenti asilo e di sviluppo locale e sostenibile, che difendeva la terra, il valore del lavoro contadino ed un altro modello di relazione tra l'uomo e la natura, contro il business delle multinazionali che già nel suo Paese ha combattuto con i terreni sottratti alle popolazioni locali, con brutali violenze fino alla morte, coloro che producevano e producono monocolture intensive danneggiando lo sviluppo e la libertà degli abitanti, molti dei quali sono stati barbaramente uccisi, altri, più fortunati come lei, sono riusciti a scappare.

Era lo stesso lavoro che oltre vent'anni fa faceva Danilo Dolci in Sicilia, dando dignità ai tanti contadini, facendoli lavorare anche quando i padroni non lo volevano, grazie all'invenzione dello sciopero al rovescio. 

Due contesti differenti, in tempi diversi; ma legati entrambi dall'amore e la difesa della Terra e di chi la lavora. 

Danilo Dolci combatté la mafia urlando e scrivendolo sui muri senza paura alcuna: 'Chi Tace è Complice'. 

Ad uccidere Agitu a quanto pare è stato un suo dipendente di origini Ghanesi, per una mensilità non corrisposta. Mi auguro che i collaboratori dell'azienda 'le capre felici' continuino a portare avanti il suo esempio, e se conoscono fatti e cose che ancora oggi non sono emerse, non tacciano, per amore della verità! 


Ciascuno cresce solo se sognato

C'è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c'è chi si sente soddisfatto
così guidato.

C'è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo:
c'è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.

C'è pure chi educa, senza nascondere
l'assurdo ch'è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d'essere franco all'altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.
DANILO DOLCI

Noi di 'Lieti Calici' cara AGITU continueremo a sognare  e difendere sia te che Danilo Dolci ed il Mondo che avete contribuito a costruire fatto di bellezza e di vera Umanità, pagando a caro prezzo tutto quello che avete fatto, chi con i processi e le minacce, chi come AGITU con il sacrificio della sua stessa vita. 

Buon Viaggio Agitu da 'Lieti Calici'!

Non ti dimenticheremo. <3


lunedì 28 dicembre 2020

PANDEMIA E VINO: IL GRIDO DI UN PRODUTTORE

 



Intervista a Umberto Cosmo: "Ci aspettavamo una risposta istituzionale più pronta ed efficace in questo secondo lockdown"



Umberto Cosmo, è un artigiano del vino. Uno capace di interpretare il territorio e di rischiare innovando, tanto da produrre il primo prosecco superiore con il metodo classico. Un vignaiolo etico, una persona che mette passione e serietà in tutto quello che fa, ed un briciolo di pazzia che non guasta mai. Questa mattina sulle pagine del suo profilo Facebook ha sottolineato la necessità di porre l’accento sulla crisi che il sistema ristorazione e il sistema vino stanno vivendo.  

Che anno è stato il 2020 per il vino italiano? 

Per molti di noi vignaioli la prima fase di lockdown, seppure dolorosa da un punto di vista economico, ha rappresentato un momento utile per fermarci a riflettere sul nostro sistema di produzione. Abbiamo avuto il tempo di riappropriarci del nostro rapporto quotidiano con il lato più propriamente agricolo del nostro lavoro ma anche di riesaminare il nostro sistema impresa per capire quali cose si potevano cambiare. Nello stesso tempo abbiamo dovuto approntare delle strategie utili alla gestione degli stati di crisi, strategie che elaborano solitamente solo le grandi aziende strutturate: apertura a modelli diversi di commercializzazione con ricerca ed esplorazione di nuovi segmenti, rapporto con la clientela con un’analisi più pronta e puntuale dei punti di forza e debolezza di ciascun cliente, rielaborazione di rapporti con i nostri dipendenti con la ricerca comune di una flessibilità nelle mansioni, attivando anche una serie di corsi legati alla conoscenza di strumenti informatici e di comunicazione. Detto questo, ci aspettavamo una risposta istituzionale più pronta ed efficace in questo secondo lockdown del settore. Chiudere indiscriminatamente tutti i locali senza il coraggio di dire che chi applicava i protocolli con criterio avrebbe potuto rimanere aperto, ha portato il settore della ristorazione in una situazione insostenibile economicamente e il vino italiano ne sta seguendo le sorti.

Com’è cambiato il consumo del vino a causa della pandemia?

I canali di vendita che hanno sofferto di meno sono GDO (dove le vendite di vino anzi sono cresciute, in particolare nelle fasce entry-level), enoteche per asporto, oltre agli e-commerce proprietari delle singole aziende. Sul mercato italiano molte aziende, soprattutto medio-piccole, hanno sempre trascurato la distribuzione moderna per il timore di indispettire i canali tradizionali: diventa necessario anche per queste crearsi delle alternative per penetrare questo mercato, anche se mi rendo conto che non sarà possibile per tutte le aziende. In generale, comunque, dato che le occasioni conviviali si sono ridotte anche in ambito domestico, il consumo di vini in bottiglia ne ha risentito, seppure in maniera differenziata per le diverse tipologie.

Quali sono i settori più colpiti? 

In generale tutta la filiera agroalimentare italiana si troverà a fare i conti con un 2020 pesantissimo. Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) calcola un arretramento della spesa per consumi fuori casa del 48% con una perdita di 41 miliardi, solo parzialmente compensati (+ 11,5 miliardi) dall’incremento dei consumi in casa: il saldo resta negativo per circa 30 miliardi! Dal nostro osservatorio, necessariamente limitato ad alcune tipologie di prodotto, abbiamo visto una maggior difficoltà sui vini di fascia intermedia. Poche o nessuna difficoltà negli entry level, vini che si potevano collocare facilmente in segmenti per noi prima poco sfruttati come grande distribuzione, soprattutto all’estero. I vini destinati alla ristorazione sono quelli che hanno più sofferto in termini di volumi, anche perché molti ristoratori hanno preferito dare fondo alle scorte di cantina e limitare il più possibile e allo stretto indispensabile i rifornimenti. Il settore legato alle visite in cantina (soggiorni presso gli agriturismi aziendali, visite e vendite dirette) è in sofferenza per il mancato arrivo di turisti dall’estero. Anche nel nostro segmento aziendale dell’accoglienza in cantina abbiamo sperimentato un calo di circa il 90% degli arrivi dell’estero, solo parzialmente recuperato con il mercato domestico. Già alla fine del 2019 avevamo circa l’80% di prenotazioni legate al recente riconoscimento UNESCO delle colline di Conegliano Valdobbiadene, ma queste sono state tutte cancellate a partire da febbraio/marzo 2020.

Quali sono le strategie che avete adottato per resistere?

Come già accennato, è stato necessario ripensare il nostro posizionamento sul mercato e rivolgerci a canali non sfruttati come la distribuzione moderna, consci però del fatto che non tutti i nostri colleghi hanno potuto approfittare di questo canale, in quanto solo le aziende con un minimo di struttura commerciale possono rivolgersi a tale segmento. Il canale internet è stato un altro sbocco, peraltro non risolutivo. In quest’ultimo caso abbiamo organizzato dei corsi di formazione per migliorare la conoscenza degli strumenti da parte di alcuni dipendenti. Per dare dei dati concreti, le vendite dirette al consumatore tramite il nostro e-commerce, investendo opportunamente in comunicazione sui canali social, hanno visto un incremento del 500%, con valori assoluti molto interessanti e promettenti per il futuro. Per la parte produttiva, abbiamo anticipato parte della nostra transizione da metodo Charmat a metodo classico per la nostra produzione di prosecco docg in modo che i tempi più lunghi di elaborazione ci consentano una migliore gestione delle scorte con un incremento del valore aggiunto in una prospettiva di medio periodo.

Vino italiano ed export, quanto ha pesato questa pandemia? 

Per quanto riguarda i mercati esteri, pur nei suoi chiaroscuri, il vino italiano ha tenuto rispetto al 2019, con valori di fatturato pressoché identici, assistendo comunque a un riposizionamento dei vari prodotti dalla ristorazione alla distribuzione per i consumi a casa. Molti distributori sono stati rapidi nel cambiare strategia commerciale, ridefinendo le mansioni dei loro dipendenti o, in alcuni casi, eliminando le posizioni lavorative per assicurare al meglio il conto economico dell’azienda. 

Sono stati commessi errori in fase decisionale da parte delle istituzioni?

Questo è un tasto delicato, ma di sicuro non posso non notare che il grande problema è stato sulle vendite in Italia, dato che come dicevo prima l’estero è pressoché invariato (-1%): questo è un elemento che mi fa propendere per dichiarare assolutamente inadeguata la risposta delle istituzioni. Il problema maggiore è stata l’incapacità conclamata di prendere decisioni chiare, ancorché possibilmente impopolari: gli imprenditori hanno bisogno di decisioni certe (seppure dolorose) per poter trovare soluzioni, non possiamo, infatti, cambiare strategia a ogni cader di foglia. Il grave problema della classe politica italiana è saper capire la differenza tra strategia e tattica, risolvendosi il più delle volte a reagire senza una visione di lungo periodo, solo per mettere delle inutili toppe. La ricerca del consenso a tutti i costi è il più grave ostacolo a trovare soluzioni concrete e di lungo respiro. Si è persa inoltre l’occasione per iniziare a ridefinire la funzione pubblica, non comprendendo che le rendite di posizione non hanno più ragione di esistere.

Cosa sarebbe necessario fare per sostenere il settore? 

I ristori, così come concepiti, sono solo dei palliativi inutili. Non si può risolvere un problema di questa portata con qualche soldino per la spesa. È necessario comprendere che le aziende vanno messe in sicurezza per poter poi ripartire e quindi dare le necessarie garanzie anche nei confronti del sistema bancario: allungamento delle moratorie sui mutui e le esposizioni, garanzie sulle vendite all’estero per stimolare l’internazionalizzazione. Attivare seriamente un programma di digitalizzazione: molte aziende si trovano in aree rurali e in tali aree la connettività in banda larga è un miraggio. È fondamentale poterne disporre anche per poter disporre dei programmi di lavoro a distanza, possibilità oggi preclusa a molte aziende non per cattiva volontà o mancanza di conoscenze, quanto per oggettivi limiti tecnologici di rete.

Quali saranno le sfide future finita questa pandemia? 

Abbiamo imparato l’utilità e il valore della comunicazione a distanza per il tramite di mezzi informatici, ma questi mezzi non sono sufficienti per comunicare al meglio l’Italian lifestyle. Sono necessarie campagne di comunicazione migliori e senza gli abituali sprechi a cui purtroppo indulgono le agenzie governative. Inoltre, per aumentare la percezione del valore del food and beverage italiano, bisogna dotare le aziende di risorse per poter attaccare concretamente i mercati: dovremo ricominciare viaggiare per ritrovare i nostri clienti all’estero e questo purtroppo non lo potremo fare a bordo di monopattini e banchi a rotelle.

AZIENDA: https://www.bellenda.it/vini/

(Fonte: Huffigtonpost. Intervista a cura di Isabella Perugini - Autrice TV e Sommelier)

venerdì 25 dicembre 2020

SICILIA - PARTINICO - AZIENDA AGRICOLA 'BOSCO FALCONERIA' DI ANTONIO SIMETI, MARY TAYLOR SIMETI E NATALIA SIMETI


( Foto di qualche decennio fa con Antonio Simeti ad una delle tante edizioni di 'La terra trema al Leonkavallo di Milano)
Se vi parlo dell'Azienda Bosco Falconeria è per ricordami e per ricordare che fu tra le poche Aziende ( assieme a quella di VITO LAURIA) ad aderire nel lontano 2013 al Castello di Milazzo alla tre giorni dell'Antimafia Sociale. Non se lo fecero ripetere due volte. Accettarono e basta. Arrivando con una macchina piena zeppa di Vini (dalla loro Inzolia, al loro nero D'avola) rimanendo per tre giorni a Milazzo a loro spese, tenendo il loro banchetto facendo degustare a tutti e tutte i passanti e le passante i loro vini. Fu più il vino che regalarono che quello che riuscirono a vendere. Ma il loro intento non era quello di vendere, ma quello di partecipare a qualcosa di importante. Una tre giorni nella quale si potesse discutere, con dei protagonisti seri, come la partecipazione di tanti e tante ragazzi e ragazze che avessero la voglia di ascoltare dalla diretta voce di chi costruì RADIO OUT a Cinisi con Peppino Impastato e di tanti altri partecipanti, compresi burocrati ed intrusi che nulla avevano a che fare con quel contesto, ma il Generale senza esercito decise il programma, salvo poi pentirsene per i dibattiti costruiti con perdsonaggi, alcuni dei quali all'epoca ricoprivano incarichi istituzionali. Della sua Antimafia nemmeno l'ombra, quella che gli promosie DONAZIONI e partecipazione,
L'unico che mantenne la promessa, che cercai, rincorrendolo in lungo e in largo, rimettendoci tempo e soldi della benzina fu la buonanima di GINO SAVOIA Presidente della confederazione degli agricoltori, che con il suo panama bianco si presentò all'improvviso e mi consegnò un assegno di cinquecento euro, i soli che riuscimmo a dare a ai Tetes de Bois, mentre la burocrazia della CGIL di Messina che aveva promesso 800 euro sicuri, ma - cito - arriveremo anche a Mille euro. Il tutto in presenza dell'allora Assessore alla Cultura Dario Russo, che avendoomelo presentato come dirigente della CGIL pronciale di Messina mi fidai e mi bastò una stretta di mano per costruire il plan dell'evento e decidermi di chiamare i Tetes De Bois, Soldi che non arrivarono mai dalla CGIL di Messina, e non era la prima volta che questa cosa accadeva. Altre volte mi era capitato di organizzare eventi, sponsorizzati addirittura dalla CGIL Nazionale  e dalla CGIL Sicilia, ma mai e dico mai dalla CGIL di Messina. Finì che i Tetetes De Bois chiamati da me, in quanto conoscevano me, i soldi del rimanente cachet continuavano a chiederli a me, mentre il Generale senza esercito e l'allora Assessore alla Cultura mi mollarono solo, facendomi rimettere la faccia e la dignità. Tanto a Certi ' sedicenti' compagni quel che gli importa è aver fatto un evento che avesse dato lustro ad un giornale minuscolo e all'Assessore la visibilità di aver utilizzato il Castello come BENE COMUNE. 
Nel frattempo il Buon 'Licchia' editore indipendente ed inventore dei 'pizzini antimafia', con il suo banchetto regalava libri a destra e a manca, non guadagnandoci un euro. Lo trovarono morto all'interno della propria casa di Trapani,  proprio qualche giorno dopo la fine di #Sbavaglio. Nel frattempo tutti si divisero il Vino lasciato come donazione da VITO LAURIA e ANTONIO SIMETI, perché il gran Generale aspettava che arrivassero Donazioni da coloro che lui aveva invitato: Sindaci, Deputati, Militanti. MA da tutti questi non arrivò nemmeno un euro. E la storia finì così, che io ci rimisi la faccia con un gruppo con il quale avevo organizzato diversi concerti onorando sempre il cachet pattuito. L'unico evento nel quale non riuscì a far questo per la superficialità e la strafottenza dei coorganizzatori e del gran generale che se ne sbatteva ogni qualvolta lo chiamavano per onorare il debito, di chi affrontò un viaggio noleggiando una macchina in cinque persone per partecipare ad un evento dell'antimafia sociale che costruì io! #SBAVAGLIO. fu anche questo. La cd Antimafia Sociale tanto decantanta  che non riusci nè a pagare i debiti di un gruppo musicale impegnato su tutti i più disparati fronti sociali, e gli pseudo intellettuali che decise di invitare il generale senza esercito non riuscì nemmeno a raccogliere neanche un euro. E non conteggio i miei costi, perché le cose in cui credo ed ho sempre creduto non hanno mai avuto un costo, a differenza di tanti pessimi altri personaggi. 

ED IO DOVREI ANCORA FIDARMI DI PERSONAGGI SIMILI? MA MAI PIU'!

Puoi inviarmi ottocento messaggi di auguri di Buon Natale. Ma le strade quando si dividono sono irreversibili. Tu cammina con il tuo amico Claudio Fava e l'Arci Sicilia. Io deciderò di intraprendere altri percorsi, di certo molto più politici e coerenti dei vostri e sappi e sappiate che la Rivoluzione non l'avete fatta e non la farete mai!. 
p.s.: E ti prego di non disturbarmi più!

Ritornando alle cose belle che sanno di Vino e Reale impegno sociale: 
La moglie di Antonio Simeti, non è una donna qualsiasi. giornalista americana, che arrivò in Italia, in Sicilia per la precisione, che quando iniziò a sentir parlare di DANILO DOLCI, 
divenne la sua più stretta collaboratrice. 
L'Azienda 'Bosco Falconeria' quindi non merita rispetto soltanto per essere stata avanguardia in Sicilia nel mettere in atto pannelli solari e rendersi autosufficiente, o per i metodi che oggi vengono definiti biologici, ma che Antonio ha sempre praticato nella sua vigna senza utilizzare mai nessun grammo di chimica: ne in vigna, ne in cantina. Un precursore di questa tendenze modaiola che oggi divide in base a sedicenti certificazioni e certificatori. 
Il loro stile di vita e le scelte conseguenti sono da sempre naturali e se il mercato non le accetta che se ne vadano in malora le regole del mercato. tanto ad Antonio, che oggi ha passato il 'testimone' alla figlia Natalia, continueranno a praticare questo tipo di vinificazione. Riuscendoci benissimo. 
Ma come dicevo sono sempre stati disponibili a sposare cause sociali. Al punto che quando finì la tre giorni denominata #Sbavaglio lasciarono come Donazione tutto il carico che da Partinico si erano portati dietro e che non avevano venduto. 
Nonostante siano trascorsi tanti anni, oggi che è Natale e sono in vena di ricordi, li volevo ringraziare pubblicamente per il loro lavoro: etico, genuino, pulito e sano producendo degli ottimi vini e per la loro generositàe per far parte della Sicilia onesta che dovrebbe esser presa a modello.

Se volete prenotare o assaggiare i loro vini questi sono i loro contatti: BOSCO FALCONERIA


Azienda biologica Simeti Taylor c.da Bosco Falconeria 90047 Partinico - Palermo tel/fax +39-091-8789083

cell +39-328-7596576 | +39-320-0654671 info@boscofalconeria.it

SITO: http://www.boscofalconeria.it/ 



L’azienda Bosco Falconeria, situata a 60 km da Palermo sulle colline sovrastanti il Golfo di Castellammare, è parte integrante della nostra famiglia dal 1933: allora era un’azienda di circa 12 ettari ad indirizzo prevalentemente vitivinicolo, con una cantina dove nel periodo della vendemmia erano in funzione sette palmenti e lavoravano fino a 30 persone.

Le vicende familiari, la crisi dell’agricoltura e il terremoto del ’68 portarono ad un breve abbandono, fino ai primi anni settanta quando la cantina viene ristrutturata come rifugio estivo. Da allora estati e fine settimana cominciano a diventare sempre più impegnativi. Alla passione di Antonio Simeti, agronomo, si aggiunge la curiosità di Mary Taylor Simeti che tra un articolo e un libro con cui esporta la Sicilia negli Stati Uniti, già all'inizio degli anni ottanta comincia a importare da oltreoceano le prime notizie sull’agricoltura biologica.

Così la casa per le vacanze ritorna ad essere produttiva: dai 12 ettari iniziali si arriva a quasi 17, l’indirizzo colturale viene diversificato e nel 1989 l’azienda, diventata Bosco Falconeria, si converte ufficialmente all’agricoltura biologica. Anche la famiglia si è nel frattempo allargata e adesso siamo più numerosi ad affollare Bosco: Natalia e il marito finlandese Rami, insegnante di Tai Chi Chuan, hanno infatti deciso di ereditare la gestione dell’azienda e di prendervi dimora. Erissa e Besnik, originari dell’Albania, vivono in azienda e ne costituiscono, insieme a Saverio, il braccio destro.

 

giovedì 24 dicembre 2020

AUGURI BELLI DI BUON COMPLEANNO E DI BUONE FESTE A CORINNA VINCENZI TITOLARE DELL'AZIENDA 'IL CERCHIO'!


 

Vivevamo a Milano, Corinna, Valentino e nostro figlio Beniamino. Avevamo uno studio di urbanistica e architettura e frequentavamo da anni la Maremma, turisti fra i tanti.

Nel 1988, con l’idea di prepararci un “rifugio” per la pensione, abbiamo acquistato il podere.

Avevamo voglia di verde, di aria pulita, di spazi aperti.


Dove Siamo

Capalbio si  trova 60 km a sud di Grosseto,  lungo la SS Aurelia, e 130 km a nord di Roma. L’Azienda Il Cerchio è situata nella zona pianeggiante tra l’antico borgo di Capalbio e il mare, lungo la SP Valmarina, dove le colline coperte di ulivi dei Poggetti fronteggiano il poggio del Capalbiaccio.

Per raggiungere l’Azienda: sulla S.S.Aurelia, all’incrocio con Capalbio Scalo, si gira in direzione Manciano-Le Forane, sulla SP Valmarina, percorrendola per circa 2,5 km.

Se invece non potete venire a trovarci, potete scriverci, mandarci  una e-mail :

ilcerchio@ilcerchiobio.it


I VINI: http://www.ilcerchiobio.it/prodotti.html 




lunedì 21 dicembre 2020

Le generose DONAZIONI di DINO BRIGLIO NIGRO vignaiolo calabrese, dell'altro cosentino,dell'Azienda Agricola 'L'Acino', quest'anno andranno all'organizzazione umanitaria 'UN PONTE PER...'



 ''Quest' anno Emergency non ha organizzato i mercatini di Natale...e ho donato un po' di bottiglie a 'Un Ponte Per' Questo è il messaggio di Dino, un Vignaiolo che parla poco, anzi pochissimo, ma che sa fare il suo lavoro con tutto l'amore di chi sa che i cambiamenti radicali provengono da un uso consapevole e responsabile della TERRA. I suoi VINI sono eccellenti e non hanno bisogno di definizioni. Dino è un Amico ed un compagno vero in generale e di 'LIETI CALICI' il quale non si è mai risparmiato in azioni di solidarietà, in modo discreto ma efficace, e non si risparmia nel recuperare Vitigni Autoctoni nell'alto cosentino ad oltre 700m dal livello del mare. 

Un Vignaiolo serio, raro, che merita rispetto per la sua coerenza con la quale svolge il suo lavoro.

A Dino un abbraccio colmo di solidarietà per quel che fa.

COSTRUIAMO PONTI NON MURI: https://www.unponteper.it/it/

AZIENDA L'ACINO VINI DI DINO BRIGLIO NIGRO: http://www.acinovini.it/author/dino/


mercoledì 16 dicembre 2020

AGROMAFIE: LA FATTORIA DEGLI ORRORI TRA LAZIO E TOSCANA.

 


E' successo a Ischia di Castro, al confine tra Lazio e Toscana. "Il corpo di Petrit è stato trattato come quello di una pecora”. Gli investigatori hanno liberato 17 persone ridotte in schiavitù e costrette a dormire nelle stalle.

ADORAVANO FARSI CHIAMARE"PADRONI".
Cane, verme, servi. I braccianti che lavoravano per loro li chiamavano così e loro si facevano chiamare padroni. Stalle come alloggi e poco più di un euro l'ora di paga. Niente ferie, niente riposi e niente sicurezza.
E' successo a Ischia di Castro, al confine tra Lazio e Toscana.
"Il corpo di #Petrit è stato trattato come quello di una pecora”. Gli investigatori hanno liberato 17 persone ridotte in schiavitù e costrette a dormire nelle stalle. Altri problemi sono emersi sul fronte sanitario, non venendo gli operai sottoposti alla prevista sorveglianza sanitaria e soprattutto lavorando "in condizioni assolutamente insalubri", in quanto vivevano all’interno dell’azienda in alloggi umidi, malsani e sporchi, ricavati da alcune stalle con pareti completamente coperte di muffe. Lavoratori trattati appunto come schiavi, in un clima di violenza, minacce e continue umiliazioni.
Raimondo Monni e Margherita Contena, di 75 e 70 anni, e due figli, di 49 e 38 anni, Giovanni e Salvatore Angelo Monni, accusati di sfruttamento del lavoro ed estorsione nei confronti dei familiari del dipendente defunto.






sabato 12 dicembre 2020

TESTO DI PAOLO FERRERO, TRA GLI AUTORI DE 'I RACCONTI DEL VINO', DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE.





 "Se voi tutte,

O mie morte bottiglie,
Prodigiosamente vi riempiste
Del mirabile liquore del ricordo,
Finalmente saprei
Godere di voi appieno
O vi consumerei di nuovo,
O mie bottiglie care,
Come i bruti
E senza garbo?
Ma voi,
Mute come giorni passati,
Rimanete lì,
Severe e per sempre vuote,
A enumerare
Un altro sole che passa,
Nel buio
Di uno scantinato,
Che sol più vive
Di una polvere spessa,
Di vecchi mobili
E dell'indifferenza dei gatti...".

(Lo Pseudo Mimnermo)

SICILIA - ISOLA DI SALINA - AZIENDA AGRICOLA FENECH

 


Una storia di tradizioni e passione


Tra i colori forti della fertile Salina (il verde intenso della rigogliosa vegetazione, il blu profondo del mare e l\’azzurro limpido del cielo) e i sapori genuini e sinceri delle sue antichissime tradizioni nasce e matura la secolare esperienza che a Francesco Fenech deriva dai suoi avi, viticoltori da più di due secoli
Forte del rapporto unico con una natura ancora incontaminata, l\’Azienda Agricola che da lui prende il nome si fa messaggera della storia che lega l\'uomo ai suoi antenati attraverso il gusto unico dei propri prodotti.


MALVASIA: TRADIZIONE DI FAMIGLIA

Per Francesco Fenech la produzione di Malvasia delle Lipari è un tradizione di famiglia.

Già i suoi avi, nel lontano '800, si occupavano di tale attività.
Nel 1996 Francesco Fenech decide di imbottigliare il proprio prodotto fino ad allora venduto da Lui e da suo padre Antonio in cantina direttamente dalle botti.
Da allora l'azienda si è dotata di moderni mezzi di coltivazione dei terreni vitati e di moderni macchinari per la vinificazione, la conservazione e l'imbottigliamento del suo prodotto. Nel contempo l'azienda ha acquisito nuovi terreni mediante il loro acquisto e mediante contratti di affitto ed oggi ha raggiunto la superficie vitata a malvasia di 7,0 ha, tutti regolarmente iscritti alla D.o.c.. L'azienda è certificata biologica (ente certificatore: CODEX) e UNI-EN ISO 9000, 9001, 10939 (tracciabilità) e 14000 (ente certificatore: Unione Italiana Vini) . Non sono mancate le fatiche ma non si sono fatti attendere neanche i successi.
Con la Malvasia delle Lipari passito d.o.c. ha vinto con le annate 2002, 2003 e 2007 il concorso Douja D'Or, con l'annata 2002 il Banco d'Assaggio di Torgiano e sempre con l'annata 2002 la medaglia d'argento al Concorso Mondiale di Bruxelles, l'annata 2003 è stata premiata a Milano durante l'Expo dei Sapori nel novembre del 2005 tra i migliori 100 vini d'Italia . L'annata del 2006 è stata premiata tra i migliori passiti d'Italia nel dicembre del 2008 dal centro Vini Passiti di Montefalco e dall'Accademia delle Muffe Nobili. Medaglia d'Argento con l'annata 2006 al concorso Mondiale delle Malvasie tenutosi nell'isola di Madeira.
L'annata 2008 della Malvasia delle Lipari ha conseguito quest'anno l'Oscar della Douja d'Or ad Asti ottenendo il 31° posto su 1200 vini presentati. La grappa di Malvasia delle Lipari, distillata artigianalmente presso la distilleria Peroni di Gussago (BS), ha ottenuto quest'anno l'Alambicco D'oro. Oggi la sua cantina a Malfa nel cuore dell'isola di Salina è un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono bere un buon bicchiere di Malvasia.




COSA PRODUCIAMO

Oltre alla produzione della Malvasia D.O.C.

  • Perciato Rosso di Sicilia I.G.T.
  • Perciato Bianco di Sicilia I.G.T.
  • Grappa di Malvasia
  • Capperi di Salina


LA DITTA OFFRE

su richiesta

  • percorsi enogastronomici
  • degustazioni gratuite di vini
  • visite ai vigneti
CONTATTI: 
Fenech Francesco

Tel/Fax: 090-9844041
E-mail info@fenech.it

Via F.lli Mirabito, 41 - Malfa 98050 - ISOLA DI SALINA (Me)

mercoledì 2 dicembre 2020

ROMA - il Mercato terra/TERRA al CSOA FORTE PRENESTINO RADDOPPIA per il mese di DICEMBRE e vi aspetta anche la prima domenica del mese!

 

logo doppio

DOMENICA 6 DICEMBRE 2020

il Mercato terra/TERRA al CSOA FORTE PRENESTINO RADDOPPIA per il mese di DICEMBRE e vi aspetta anche la prima domenica del mese!

Come di consueto dalla mattina al tramonto!
Per un'agricoltura a ciclo corto, l'unica che può garantire freschezza, genuinità e rispetto del patrimonio di varietà alimentari e di biodiversità!

LA CURA DEGLI ALTRI PASSA ANCHE DA TE
 INDOSSA LA MASCHERINA
MANTIENI LA DISTANZA MA NON PERDERE IL CONTATTO UMANO
TUTELA IL TUO CENTRO SOCIALE OCCUPATO ED AUTOGESTITO

Visita il sito del terra/TERRA https://www.terra-terra.it/

Saranno in funzione anche taverna, pub, enoteca, sala da the inTHErferenze ed altri labs del CSOA FORTE PRENESTINO!

LA CURA DEGLI ALTRI PASSA ANCHE DA TE, INDOSSA LA MASCHERINA

MANTIENI LA DISTANZA MA NON PERDERE IL CONTATTO UMANO

TUTELA IL TUO CENTRO SOCIALE OCCUPATO ED AUTOGESTITO

NEL RISPETTO DI TE STESSO E DELLA TUA COMUNITA

BUON terra/TERRA a tutte ed a tutti!!!!!!

Il centro sociale occupato e autogestito FORTE PRENESTINO è un posto di tutti e tutte!
Non avremmo mai pensato di ritrovarci a scrivere questo piccolo testo ma lo riteniamo necessario in un momento come questo, dove i diktat del governo pensati in maniera tardiva e sicuramente poco efficace, stanno minando il nostro vivere e agire collettivo.
Non pensiamo che il nostro stare insieme sia la causa scatenante di questa situazione disastrosa che sta portando il sistema sanitario al collasso e sappiamo bene che l’isolamento fa si che ogni individuo pensi a se stesso sentendosi così solo e vulnerabile.
La nostra risposta è quella di prenderci cura reciprocamente, non lasciando nessun@ sol@ sotto nessun aspetto.
Dotarsi di piccoli accorgimenti è fondamentale in un periodo come questo, dove a nessuno importa della nostra salute e dove a nessuno importa come e se sopravviviamo. Sappiamo anche bene che questo momento avrà delle ripercussioni che pagheremo collettivamente se non proviamo a immaginare come far sì che questo disastro della società moderna ,diventi la un’ occasione per non tornare alla normalità.
Cominciamo a guardarci ed ascoltarci per quello che vogliamo provare ad essere: Comunità solidale e resistente che si autogestisce.
Queste piccole indicazioni ti serviranno a viverti il Forte nel rispetto degli altri e di te stesso.
LA CURA DEGLI ALTRI/E PASSA ANCHE DA TE INDOSSA LA MASCHERINA (NA VOLTA CHE TE PO BARDARE)
RISPETTA LA DISTANZA FISICA (MA MANTIENI IL CONTATTO UMANO)
TUTELA IL TUO CENTRO SOCIALE OCCUPATO E AUTOGESTITO NEL RISPETTO DI TE STESSO E DELLA TUA COMUNITA’
NOI VOGLIAMO RESPIRARE, CONTINUIAMO A RESPIRARE INSIEME!