E' successo a Ischia di Castro, al confine tra Lazio e Toscana. "Il corpo di Petrit è stato trattato come quello di una pecora”. Gli investigatori hanno liberato 17 persone ridotte in schiavitù e costrette a dormire nelle stalle.
ADORAVANO FARSI CHIAMARE"PADRONI".
Cane, verme, servi. I braccianti che lavoravano per loro li chiamavano così e loro si facevano chiamare padroni. Stalle come alloggi e poco più di un euro l'ora di paga. Niente ferie, niente riposi e niente sicurezza.
E' successo a Ischia di Castro, al confine tra Lazio e Toscana.
"Il corpo di #Petrit è stato trattato come quello di una pecora”. Gli investigatori hanno liberato 17 persone ridotte in schiavitù e costrette a dormire nelle stalle. Altri problemi sono emersi sul fronte sanitario, non venendo gli operai sottoposti alla prevista sorveglianza sanitaria e soprattutto lavorando "in condizioni assolutamente insalubri", in quanto vivevano all’interno dell’azienda in alloggi umidi, malsani e sporchi, ricavati da alcune stalle con pareti completamente coperte di muffe. Lavoratori trattati appunto come schiavi, in un clima di violenza, minacce e continue umiliazioni.
Raimondo Monni e Margherita Contena, di 75 e 70 anni, e due figli, di 49 e 38 anni, Giovanni e Salvatore Angelo Monni, accusati di sfruttamento del lavoro ed estorsione nei confronti dei familiari del dipendente defunto.
0 commenti:
Posta un commento