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giovedì 30 luglio 2020

"Last Words" di Jonathan Nossiter l'anteprima il 31 agosto a Piazza Maggiore - BOLOGNA

Dopo 'Mondo Vino' e 'Resistenza Naturale' Last Words l'ultimo lavoro cinematografico di Jonathan Nossiter, interpretato da Nick Nolte, Charlotte Rampling, Stellan Skarsgaard, Alba Rohrwacher, Silvia Calderoni e, per la prima volta sullo schermo, Kalipha Touray, sarà proiettato in Piazza Maggiore a Bologna lunedì 31 agosto, come film di chiusura della 34ª edizione del festival Il Cinema Ritrovato.
Spero che qualcuno riesca a portare
in Sicilia, assieme al suo socio de l'orto della lupa
Massimiliano Petrini
Noi di 'Lieti Calici' c'eravamo riusciti se la pandemia non ci avesse fermati.
Jonathan e Massimiliano hanno un amore viscerale per la Sicilia.
Sarebbe l'occasione per poter parlare di Cinema, Vini Naturali ed Agricoltura Non Convenzionale!
Intanto spero di poter veder presto il suo ultimo lavoro! ❤️🤗

Il film

Last Words di Jonathan Nossiter, interpretato da Nick Nolte, Charlotte Rampling, Stellan Skarsgaard, Alba Rohrwacher, Silvia Calderoni e, per la prima volta sullo schermo, Kalipha Touray, sarà proiettato in Piazza Maggiore a Bologna lunedì 31 agosto, come film di chiusura della 34ª edizione del festival Il Cinema Ritrovato.

Selezionato in concorso al Festival di Cannes, Last Words si vedrà in anteprima assoluta al Cinema Ritrovato, il festival promosso dalla Cineteca di Bologna e dedicato al patrimonio cinematografico. Una scelta di continuità rispetto ai temi del film, che immagina un mondo futuro nel quale la memoria dell’umanità è affidata unicamente al cinema. La stessa Cineteca di Bologna è uno dei pochissimi luoghi sopravvissuti in questo mondo post-apocalittico del 2086.

Il film - una produzione Stemal Entertainment con Rai Cinema, una coproduzione italo francese con Paprika Films, Les Films D’Ici e Les Films Du Rat – viene così descritto dal regista brasiliano-americano, da anni residente in Italia, Jonathan Nossiter: “Nel mondo del 2086, l’Europa è un deserto. Non c’è più natura. Solo lattine di cibo in polvere per gli ultimi sopravvissuti. Non c’è più cultura. Tranne qualche frammento di cinema sotto le macerie di ciò che rimane di Bologna. E i templi antichi ad Atene. Niente più socialità, neppure la memoria di una stretta di mano. Un mondo senza speranza? No! Grazie alle magiche risorse dell’immaginazione umana. Last Words è un film che si confronta con il potere distruttivo delle catastrofi ecologiche senza perdere il coraggio della tenerezza e la gioia dello stare insieme per raccontarci delle storie. Urgenti. Come l’ultimo uomo sulla Terra nel 2086: un giovane africano, l’ultimo africano. Impersonato dal non attore Kalipha Touray, un rifugiato gambiano che a sedici anni ha già assistito alla fine del mondo nella vita reale. Insieme al mitico attore Nick Nolte – che interpreta un regista d’altri tempi –, nel film riscoprirà il cinema. E dunque il senso della vita: il piacere di stare insieme (dopo un lungo periodo di isolamento), l’amore per la cultura (dopo anni di barbarie), per la bellezza (dopo tanto orrore). Soprattutto riscoprono l’importanza di mantenere viva la memoria. Perché, alla fine del mondo, tutto diventa importante”.


lunedì 27 luglio 2020

MARCHE - AP - OFFIDA - AZIENDA AGRIBIOLOGICA VITIVINICOLA AURORA

Aurora sorge, proprio come un alba, dai sogni di alcuni giovani amici che alla fine degli anni ’70 vedono nella “terra” il loro futuro. Una scelta insieme di vita e di lavoro, di qualità e di coerenza all’insegna del rispetto per la natura.
Ora, dopo quasi 40 anni, Aurora è al tempo stesso punto di riferimento e momento di partenza per nuove sfide.
Oggi parlare di coltivazioni biologiche, di prodotti naturali, di biodinamica sembra quasi una moda. Sono idee che Aurora ha da sempre  praticato; i risultati, etici ma non solo, sono molto positivi e spingono a proseguire nella stessa direzione perché l’unica via possibile è solo quella della qualità sostenibile: buono, anzi ottimo, ma genuino.
Ora inizia il tempo delle nuove generazioni; l’età, 25 anni, è la stessa di chi ha cominciato; la prima è stata una sfida totale, irta di incognite ma ricca di aspettative; ora si tratta di proseguire su un solco già tracciato, che ha fatto da apripista a tante altre aziende dando anche vita ad una nuova realtà associativa di recente costituita: Terroir Marche.
Ma i giovani sono la linfa vitale; giovani uomini che si confrontano con la terra, il clima, gli elementi naturali. Il mondo del vino paradossalmente si deve evolvere proprio per rimanere fedele a sé stesso ed anche i produttori più “convenzionali” si stanno convertendo. Oggi Aurora ha trentadue ettari di terreno: dieci di vigneto, due di uliveto, uno di frutta, soprattutto albicocche, cinque di seminativo ed il resto sono boschi ed i caratteristici “calanchi”. Produce soprattutto vino; in realtà non è che lo produce lo sa fare – bene –, dando la giusta rilevanza ai vari elementi che lo compongono: la terra, la vigna, la luna e il sole, il vento e la pioggia, il lavoro dell’uomo.

Resa uva per ettaro: 70 Q.

Bottiglie prodotte: n. 1350
Uve: Uva Morettone (Ciliegiolo) 100%
Il Vigneto e la lavorazione
Viti allevate a cordone speronato.
Il vigneto è esposto a sud-ovest, il terreno è argilloso tendente al calcareo.
Uva Morettone (Ciliegiolo) 100%, vendemmiata a mano il 30 agosto 2014. L’uva è stata diraspata e pressata. La fermentazione spontanea, in bianco cioè senza le bucce, e durata 20 giorni ad una temperatura di 22°, sono seguiti due travasi prima dell’imbottigliamento fatto il 14 luglio 2015.
Colore rosso corallino con riflessi cangianti rame e cerasuolo. Bello.
Degustazione:
Naso fragrante che si rivela  con intensità progressiva con un bouquet fresco di intonazione molto floreale con i profumi di rosa e iris, arricchito da note di prugna rossa e rabarbaro.
In bocca l’acidità calma è la forza persistente di uno sviluppo gustativo da passista che procede in una  progressione irresistibile e chiude con un finale salino, molto appagante con i ritorni delicati e puliti di fiori.
Come molti vini rosati ha un’affinità elettiva per la cucina vegetariana e si disimpegna egregiamente su croccanti fritture di pesce.
Analisi:
  • Acidità totale 5,4 g/l
  • Acidità volatile 0,50 g/l
  • Anidride solforosa totale 0,070 g/l
  • Alcool 12,43 % vol.
  • Zucchero 0,5 g/l
In etichetta un acquerello di FrancescoVagnoni “ Rosolaccio”.

Contatti:
Contrada Ciafone, 98
Zona Santa Maria in Carro
63073 Offida (AP) Italy
Tel. e Fax: +39 (0)736 810007

venerdì 24 luglio 2020

STORIE DI PARTIGIANI A TAVOLA. LA PASTASCIUTTA ANTIFASCISTA DELLA FAMIGLIA CERVI

«Papà, offriamo una pastasciutta a tutto il paese. […] Facciamo vari quintali di pastasciutta insieme alle altre famiglie. Le donne si mobilitano nelle case intorno alle caldaie, c’è un grande assaggiare la cottura, e il bollore suonava come una sinfonia. Ho sentito tanti discorsi sulla fine del fascismo ma la più bella parlata è stata quella della pastasciutta in bollore. Guardavo i miei ragazzi che saltavano e baciavano le putele, e dicevo: – beati loro, sono giovani e vivranno in democrazia, vedranno lo Stato del popolo. Io sono vecchio e per me questa è l’ultima domenica». 

In casa Cervi il 25 luglio del 1943 esplode la contentezza quando si viene a sapere che Benito Mussolini era stato arrestato: Alcide Cervi racconta così quella giornata nella sua opera I miei sette figli. 
Quel giorno la famiglia porta la pastasciutta nei bidoni del latte in piazza per festeggiare: la notizia si sparge in breve tempo e tutta la cittadinanza di Campegine accorre per mangiare un piatto di maccheroni con burro e formaggio (un lusso, in tempo di guerra). Niente ragù – che non c’era né nei giorni normali né nei giorni di festa, ormai -, la pasta e basta, con burro e parmigiano:«Ma pasta per tutti, nessuno escluso, nemmeno il maresciallo che immediatamente arrivò a controllare quella insolita e improbabile “tavolata”». 
Un evento spontaneo, la “Pastasciutta antifascista”, sorto per festeggiare tra le vie del paese quella che si considerava la fine del fascismo (Alcide Cervi lo chiama «funerale del fascismo»), anche se dovettero passare circa altri venti mesi per il crollo vero e proprio della dittatura. E la offrono a tutti, ma proprio a tutti.
«La pasta divenne la dichiarazione aperta e senza mezzi termini dell’antifascismo dei Cervi. Era un urlare a tutti che i Cervi erano di parte, erano già partigiani», si racconta in Partigiani a tavola- storie di cibo resistente e ricette di libertà. Poi lo divennero veramente, partigiani: ascoltavano Radio Mosca ed organizzarono le prime lotte di Resistenza prima della nascita del Comitato di liberazione nazionale. Distribuirono la stampa clandestina e in clima di clandestinità, la sera, parlavano con le famiglie del paese di politica e «speranze per un futuro migliore». 

Infatti, la famiglia Cervi, di origine contadina e stanziata a Campegine (provincia di Reggio Emilia), animata da forti ideali democratici e cattolici, nel corso della Seconda Guerra Mondiale ha preso parte alla Resistenza partigiana. Alcide Cerri aveva sette figli, tutti combattenti partigiani che avevano dai quaranta ai vent’anni: Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore. 
Una famiglia di contadini “anomali”, che da mezzadri hanno acquistato una terra per lavorarla in autonomia. I figli di Alcide, autodidatti e assetati di conoscenza, si sono impegnati molto per raggiungere l’avanguardia nel campo agricolo, adottando e sperimentando nuove tecniche nel loro podere “Campirossi”, come il trattore. 
Il loro attivismo politico marcatamente antifascista, però, li espone troppo, tanto che la famiglia viene isolata. Dal momento in cui iniziò l’occupazione nazista dell’Italia, e quindi anche la Resistenza, il governo tedesco prese in mano la gestione del settore alimentare italiano. Sottrarre al Terzo Reich del grano o del latte era Resistenza: i prodotti “salvati” dall’ammasso potevano essere donati ai partigiani, che sui monti soffrivano la fame. Dunque, i Cervi, dal settembre del ’43 trasformarono la loro casa in una fabbrica alimentare, producendo più pane e attuando stratagemmi per tenere in casa il latte e trasformarlo in burro:«Il burro bisognava mandarlo in montagna, ai partigiani, perché ai partigiani gli manca sempre il burro», racconta Cervi nel suo libro. Poi boicottarono, insieme ad altre famiglie, l’approvvigionamento del cibo imposto dal regime. Tutta la famiglia prese parte attivamente alla Resistenza partigiana: i sette fratelli formavano la Banda Cervi, mentre le donne preparavano il pane per i partigiani e lo mandavano in montagna, ospitando poi chiunque, tra i prigionieri latitanti russi ed inglesi, avessero bisogno di accoglienza e cure. Tutto questo fino alla cattura di tutti i fratelli Cervi, insieme al padre, il 25 novembre 1943.
La tradizionale Pastasciutta Antifascista è nata così, una sera di luglio del ’43: un po’ improvvisata, un po’ smaniosa di festeggiare una guerra che si pensava arrivata al suo termine, un po’ affamata di vita. E si continua a festeggiare così, in molte città italiane, grazie all’Istituto Cervi e alla Rete associativa attiva in tutta Italia e vicina alla fondazione dei sette fratelli. Nel 2018 si è arrivati ad avere ben 130mila manifestazioni di Pastasciutte Antifasciste in tutta Italia.
«Quei maccheroni che uscivano dai bigonci del latte erano Campegine, la Bassa, l’Emilia, l’Italia che ritornava a sorridere. Che sperava fosse tutto finito. Mentre la lotta di Resistenza era appena cominciata».
(Fonte: Partigiani a Tavola. 'Storie di cibo resistente ricette di libertà' Di Lorena Carrara e Elisabetta Salvini )

LAZIO - TOLFA - RM - AZIENDA AGRICOLA POGGIO DELLA STELLA

L'Azienda Agricola Poggio della Stella, situata al confine tra il Comune di Allumiere ed il Comune di Tolfa, sorge sulla cima di un colle, denominato Poggio della Stella, dal quale un caratteristico  casale in pietra locale domina i 14 ettari di terreno che la costituiscono.
Le attività aziendali consistono nella coltivazione di olivi, alberi da frutto, orto tradizionale e vigneto; c'è anche un piccolo allevamento di capre ed animali da cortile. Si producono confetture, salse di ortaggi e mostarde, nonchè vino, liquori ed aceto aromatizzat
Dal 2016 l'azienda è in conversione verso il metodo di coltivazione ed allevamento biologico; sarà azienda agricola biologica certificata dal 2018.


VINO
Due i vini prodotti nella nostra azienda: Storno  e Baio Oscuro.


Lo Storno, Verdicchio I.G.P. Lazio Bianco, è un vino bianco di uvaggio Verdicchio in purezza dal colore giallo verdolino intenso e dai profumi che ricordano la pera, la mela e l'aloe. In bocca rimane un vino fresco agrumato e morbido, con un'ottima armonia tra acidità ed alcolicità. Il grado alcolico è 12% vol. 
Il Baio Oscuro, I.G.P. Rosso Lazio, è un vino rosso composta per l'85% da uvaggio Nero buono ed il restante 15% da uvaggio Tannat. Vino dal colore rosso vivace con riflessi violacei e dal sapore di frutti a bacca rossa maturi. Leggermente tannico, in bocca avvolgente con un finale morbido e delicato. La gradazione alcolica è 13% vol.




L'Azienda Agricola Poggio della Stella è situata a 5 km da Tolfa sulla strada provinciale
Tolfa - Santa Svera (SP 3b), km 17,700.
Ci puoi raggiungere in soli 40 minuti dal Grande Raccordo Anulare.
                                                                          
   

email: info@poggiodellastella.it 

mercoledì 22 luglio 2020

TERRA/TERRA. EVENTO A CURA DI ENOIZE E #7PUNTEBIOS. PROMUOVE 'LIETI CALICI'

PERCORSO ENO - SENSORIALE. 


DOMENICA  9 agosto alle ore 12, presso l'orto di #7puntebios - CAPO MILAZZO - ME - promuoveremo un percorso enosensoriale a cura di ENOIZE
Cureranno il percorso Gabriella Rubino e Dario Biagetti, rispettivamente Sommelier AIS e blogger esperto in enologia. 
Dal 2013 abbiamo creato il progetto Enoize https: //www.facebook.com/ENOIZE
Instagram progetto_enoize
Lavoriamo principalmente a Roma, dove teniamo corsi di avvicinamento al vino e di abbinamento cibo vino, organizziamo incontri con produttori e produttrici e gruppi di acquisto vino. Nel 2018 abbiamo costruito un nuovo format, il “Laboratorio eno-sensoriale”: un percorso ludico/didattico della durata di circa dure ore che partendo dalla vite, la vigna e la cantina, arriva all'analisi sensoriale attraverso la descrizione e la fruizione dei colori, dei profumi e delle sensazioni gustative del vino. Il percorso si conclude con l'analisi ludico – sensoriale di 3 vini. Il format nasce dal desiderio di offrire uno spazio di conoscenza e approfondimento sui temi della vinificazione e della degustazione del vino, conoscenze troppo spesso considerate elitarie e appannaggio di cerchie ristrette.

Dopo il percorso eno-sensoriale, continueremo a fare conoscenza con un pranzo a base dei prodotti della terra coltivati da Giuseppe Fogliani dell'orto #7puntebios che ci condurrà in un viaggio  in unica classe all'interno dell’orto con fermate su fiori e foglie... da vedere,toccare,sentire, assaggiare, trovarne le giuste conclusioni in relazione al vino..

Adesioni: massimo 20 persone. 
Costo: 20 euro.


I vini che porteremo in degustazione saranno:
Bollicine: Riserva della Cascina (Ciampino) – Gaius – Metodo Classico Brut - Bombino 100%
Bianco: Poggio della Stella (Allumiere) – Storno – Trebbiano Verde
Rosato: Aurora (Offida) – Marche Rosato - Morettone




ENOIZE: Associazione che nasce   nel 2013, per volontà della sommelier Gabriella Rubino e del  blogger Dario Biagetti appassionato di vino, all'interno di Renoize, la manifestazione che ogni anno ricorda l'uccisione di Renato Biagetti per mano fascista. Enoize nasce come un luogo fisico, un banchetto per intenderci, in cui il vino, scelto secondo criteri di sostenibilità e di rispetto del territorio, viene raccontato, descritto, spiegato tramite apposite schede. Un banchetto che il vino, oltre a venderlo per pagare le spese legali, lo vuole spiegare, raccontare, condividere. Nel corso degli anni Enoize diventa un progetto di più ampio respiro, il cui principale obiettivo è trasmettere conoscenza e sapere critico sul tema del vino. Privilegiamo i vignaioli e i piccoli produttori, al di fuori del mercato tradizionale, ultimo baluardo in difesa delle peculiarità e della unicità delle colture e culture locali. Si tiene così a Lucca, a maggio 2017, il primo Enoize, rassegna di produttori e vignaioli indipendenti, e a Roma, da gennaio 2018, il primo Corso di avvicinamento al vino, con l’obbiettivo di dare le basi per intraprendere il proprio percorso come assaggiatori critici.

#7puntebios: Un orto che nasce dalle competenze di Giuseppe Fogliani, di voler produrre ortaggi, verdure e fiori commestibili di altissima qualità. Definire i prodotti di Fogliani Bio è riduttivo. I suoi prodotti sono caratterizzati dall'amore per la terra, dalla ricerca e dall'altissima qualità e creatività.
#7puntebios ci proporrà un viaggio  in unica classe nell’orto con fermate su fiori e foglie... da vedere,toccare,sentire, assaggiare e trovarne le giuste conclusioni in relazione al vino..


Un percorso, sinergico, che metterà in relazione le degustazioni della Sommelier Gabriella Rubino e dal Blogger dell'associazione ENOIZE il vino naturale, con i prodotti dell'orto: le foglie, i fiori e le sperimentazioni dell'orto #7puntebios di Giuseppe Fogliani. 

Un percorso sperimentale da non perdere!




Un evento promosso da 'Lieti Calici' per far incontrare e conoscere la TERRA con i prodotti che produce in modo sano: i vini, gli ortaggi, le verdure e i fiori commestibili. 
Un percorso che condurrà i partecipanti nella conoscenza del vino e dei prodotti della terra in modo Giusto, Pulito ed Etico.

martedì 21 luglio 2020

EMILIA ROMAGNA - PR - AZ. AGRICOLA CROCIZIA

🍾🥂🧡BESIOSA '19🧡🥂🍾
⚡Crocizia⚡
Malvasia di Candia aromatica macerata 10 giorni e fatta rifermentare in bottiglia.
Super mix di agrumi ed erbe aromatiche! Uno spasso per il palato accarezzato da una leggera astringenza e delicatissime bollicine dissetanti. Sempre uno dei rifermentati più affascinanti del suo genere!!!









lunedì 20 luglio 2020

Josè Bovè: "Se continua così tra 5-10 anni l'agricoltura sarà controllata dalle multinazionali"

G8: BOVE', VOGLIONO FARE DI GENOVA UNA NUOVA YALTA = ''OTTO CAPI STATO DISCUTERANNO AGENDA VERTICE WTO IN QATAR'' 
''Vogliono fare di Genova una nuova Yalta, si riuniranno per procedere ad una nuova spartizione del Pianeta''. Tuona contro i potenti della terra che si apprestano a riunirsi al G8 di Genova, il contadino francese Jose' Bove', nel capoluogo ligure per far sentire la voce dei produttori contro le logiche liberiste che regolano il comercio internazionale ei prodotti agricoli. ''Gli 8 capi di stato -continua Bove'- vegono a Genova per discutere la prossima riuione dell'Organizzazione mondiale del comemrcio (Omc o Wto), che si terra' in Qatar allo scopo di allargare le loro sfere di influenza''. Per Bove', ''la questione agricola e' il cuore della discussione nel Wto dall'accordo di Marrakech: se continuiamo cosi', tra 5-10 anni l'agricoltura sara' sotto il controllo delle multinazionali''. Per il simbolo dei contadini antiliberisti, ''Dopo Marrakech, il sistema si basa su due principi: ogni paese ha l'obbligo di aprire le proprie frontiere alle importazioni almeno per un 5% del proprio fabbisogno alimentare e lo scambio alimentare si regola solo in base ai prezzi di mercato. In seguito a questa logica, piu' dell'80% degli scambi del mondo sono costituiti dagli scambi tra Ue e Stati Uniti verso i paesi poveri''. 
Bove', poi attaccato frontalmente un accordo approvato dalla commissione dell'Ue due o tre mesi fa che va sotto il nome di ''tutto meno che le armi'', l'accordo in base al quale l'Unione apre le proprie frontiere alle importazione alimentari dai paesi del sud del mondo: ''Non hanno mai spiegato ai paesi in via di sviluppo- accusa Bove'- che le importazioni avvengono prezzi molto bassi, tanto che solo le multinazionali che operano nel sude del mondo possono permettersi di sfruttarlo''. Infatti, come ha spiegato il basco Paul Nicholson, le multinazionali comprano i prodotti dagli agricoltori del sud del mondo a prezzi inferiori al loro costo di produzione.

domenica 19 luglio 2020

NON SOLO VINO. 7puntebios agricoltura creativa Capo Milazzo . ME .

POMODORI DATTERINI
cassetta da 10kg
datterini rossi 4€kg
datterini gialli 5€kg
coltivazioni naturali, accuratamente selezionati, vengono raccolti in giornata giunti al giusto grado di maturazione


7puntebios
di Peppe Fogliani



Via Bevaceto, 21
Milazzo
TLM 348 003 05 07
7puntebios
offre consegne, a basso costo, garantite entro orari e in giorni definiti in tutto il mondo in base alla destinazione

sabato 18 luglio 2020

TOSCANA - MONTALCINO SIENA - SI - CANTINA PODERE SANTE MARIE

Marino Colleoni (Sante Marie): Io faccio vino, non aggiungo solfiti e nonostante questo il mio laboratorio trova valori di solforosa diversi da un’analisi a un’altra. Credo che sia molto importante costruire un rapporto diretto, bisogna uscire da quello che dice o non dice la stanza dei bottoni. Il rapporto quando non ci sono io potrebbe essere gestito dagli stessi consumatori tramite le più varie associazioni, vedi quello che sta facendo Vinnatur, non abbiamo più interesse nel trovare l’istituto vero o sincero, in tanti anni di agricoltura biologica certificata ho avuto circa 45 visite da parte dell’ente certificatore del biologico per verificare la carta e solo 2 controlli sull’olio e sul vigneto. La possibilità di raccontare quello che facciamo in vigna e cantina è consentita in termini discorsivi. Noi possiamo dire quello che facciamo noi, bene, al consumatore il compito di verificare se è vero o no. Molti sono d’accordo con questa possibilità di raccontare in modo discorsivo quello che facciamo sul vino.

Equilibrio dell’uomo e della natura

Un po’ dipende dal buon pranzo di un paio di ore prima, ma l’atmosfera di tranquillità che si respira in questo preciso momento ci contagia immediatamente.
Sembra di stare in equilibrio con il mondo che ci circonda, e questo, l’equilibrio, sarà il motivo dominante della nostra visita.
Dopo poco ecco arrivare Marino Colleoni, ci presentiamo ed inizia subito la visita nella vigna.
– Io cerco di proteggere la mia vigna, senza ucciderla con i trattamenti chimici e studiando cosa ci vuole per tenere lontani i parassiti della vite –
Camminiamo lungo i filari, il terreno tra uno e l’altro è ben ricoperto con foglie secche, corteccia e terriccio, il modo migliore per mantenere umido il terreno e nello stesso tempo impedire la crescita di erbe infestanti.
Marino ci indica il bosco, che termina al confine con la vigna:
-Il bosco fa da protezione naturale per molti parassiti, che lì trovano il loro ambiente ideale lasciando stare la mia vigna-
Raccoglie un sasso e lo guarda, poi lo posa dove era, stacca una foglia rovinata dall’oidio ed aggiunge:
– L’equilibrio è difficile da raggiungere, e va mantenuto. Io posso studiare il mio ambiente e tentare di arrivare ad un equilibrio che vada bene a me, ma è la vite che deve trovare il proprio. Ma un equilibrio in mezzo ad un sistema caotico è complicato, richiede molto lavoro. –
Equilibrio, se dovessi dare in una parola la sintesi all’incontro con Colleoni, questa è quella che userei.


Stacca una foglia di melissa e me la porge, strofinandola tra le dita ne esce un profumo che raramente mi è capitato di sentire, un vero e proprio olio essenziale.
Mentre camminiamo mi fermo un attimo a guardare il panorama e penso alla frase che spesso si dice: ‘Sembra una cartolina’.
E’ il momento di andare in cantina ad assaggiare il suo Brunello, ma non prima di averci fatto odorare una foglia di menta piperita. Non credo che mi dimenticherò tanto facilmente di questi profumi, non solo per la loro forza, ma soprattutto perché provenienti dalle piante originali e non da qualche boccetta in profumeria o da un pacchetto di gomme da masticare.
La cantina è piccola, una piccola diraspapigiatrice e dei tini di fermentazione.
Ci parla di alcune prove che vuole fare, pigiando manualmente (o meglio, pedevolmente) l’uva. La sofficità della pigiatura con i piedi, aggiunge, è irraggiungibile fino ad ora da qualunque altra macchina. E soprattutto, quando sei stanco ti fermi, dando anche tempo all’uva di rposarsi e non aumentare la temperatura che altrimenti va controllata attentamente.
Ci avviciniamo ad una botte e spilliamo da soli il 2010, che naturalmente andrà in vendita tra quattro anni. Si sente la vinosità dell’uva, la sua freschezza, il profumo di rosa e al palato l’acidità ed la sapidità sono ancora padrone, racchiuse in un colore rosso chiaro estremamente limpido e luminoso. Tutta l’irruenza del sangiovese qui deve ancora essere domata,  un liquido vivo e giovane.

Stesse uve, vini diversi

Le botti sono pulitissime, naturalmente, doghe da oltre 6 cm di spessore ed un lentissimo passaggio di ossigeno per porosità.
-Questo è il lavoro della vite- ci dice Marino spostandoci verso le botti dove è tenuto il Brunello di Montalcino 2007, in vendita tra poco.
Profumi anche qui immediati ma più composti, goudron e cacao nella parte bassa del bicchiere, vegetali e quasi aromatici nella parte alta. L’acidità e la salinità stanno trovando il loro equilibrio con i tannini, una ricerca che ancora si sente nel bicchiere, il vino che sta trovando la propria strada.
-Questo è il lavoro della botte- commenta ora il vignaiolo, entrando nel magazzino per andare a prendere una bottiglia del suo 2004.
Apriamo la bottiglia e versiamo nel bicchiere il vino, un gesto che mi fa pensare a tutte le persone con cui, in questi anni, ho incrociato il calice.
Colore più profondo dei precedenti, e profumi dolci e nettamente vegetali, di bosco e foglie verdi bagnate, soprattutto la foglia della vite direi, poi ciliegia matura e fiori, ed infine quelli più scuri di cacao e caffé.
La bocca rimane completamente bagnata dal liquido, segno di acidità e salinità che stanno raggiungendo la maturità, i tannini quasi domati del tutto ed un finale lungo e profumato.
-E questo, infine, è il lavoro della bottiglia- conclude soddisfatto.
Lavoro ed equilibrio, Marino si considera solo un interprete di quello che la natura di suo fornisce, intervenendo il meno possibile e studiando il modo per proteggere il percorso naturale.
Facciamo un ultimo assaggio.
Ancora il 2010, lo stesso di prima, proveniente dallo stesso tino, ma lasciato in una barrique nuova, uno spessore che è la metà del legno della botte iniziale.
E’ un altro vino, completamente diverso, quasi pronto, con profumi meno freschi, più vanigliosi direi; in bocca non ha la complessità necessaria naturalmente, ne svanisce quasi subito il ricordo.
-Questo è il cattivo uso del legno, quello che invece spesso va di moda oggi. Velocità, ma la natura non è né veloce né lenta, ha i suoi tempi e noi dovremmo rispettarli. All’equilibrio ci si avvicina pian piano, non di corsa.-
E’ vino, non filosofia, ma inizio a pensare che Marino ha ragione: l’equilibrio si raggiunge a poco a poco, e solo con molto lavoro ed attenzione. Il suo Brunello, del resto, è lì a dimostrarlo.
Il mio Brunello, Ve lo racconto… https://www.youtube.com/watch?v=yS_1o13dGjI

                                                              https://www.youtube.com/watch?v=glBh40Npkr0

“Il nostro obiettivo prossimo è di non usare assolutamente niente. Vorremmo creare un equilibrio naturale dove i “buoni” e i “cattivi”  se la sbrighino tra loro”.
Questo è, in estrema sintesi, quello che cerchiamo di trasmettere con il nostro Brunello di Montalcino e con tutti i vini che produciamo, dalla terra alla bottiglia, senza mai tradire questi principi!

Se avrete l’occasione di aprire una delle nostre bottiglie, magari in buona compagnia, ci auguriamo che riusciate a cogliere l’essenza del nostro lavoro e del nostro “non intervento”, per darvi un vino che rappresenti ciò che di meglio la natura ci regala.

Contatti:
Per qualsiasi necessità potete contattarci nel modo che preferite. Siamo a vostra disposizione.