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giovedì 30 aprile 2020

Buon 1° maggio a tutti da 'Lieti calici'

Buon 1° maggio a tutti i piccoli vignaioli che, nonostante tutto, continuano a lottare ad esistere e a Resistere! #ilvinonsiferma

Buon 1° maggio festa internazionale dei lavoratori. Quella della prima strage di Stato, quella di Portella delle Ginestre nella quale furono sterminati perdendo la vita, in un giorno che doveva essere di festa, tanti braccianti, donne, bambini e sindacalisti, i quali chiedevano Pane, Pace, Amore e Libertà.
Oggi diventata la 'festa' dei precari, delle P.Iva, degli intermittenti, dei lavoratori a cottimo, dei senza tutele, dei morti che se resuscitassero tornerebbero a lavorare, dei senza reddito e dei salari bassi, dei disoccupati e degli inoccupati.Dei migranti e dei senza fissa dimora, dei braccianti sfruttati dai caporali, delle donne costrette a prostituirsi e dei trans senza diritti.
Ma, nonostante tutto, festeggeremo il Mondo che verrà e la nuova Umanità, figlia di una nuova Internazionale dei Popoli. Brindando con un buon Calice di Vino Naturale,a rtigianle ed indipendente. 
Prosit a tutti e tutte! 







(...) Quando la lotta è di tutti per tutti il tuo padrone, vedrai, cederà ; se invece vince è perchè i crumiri gli dan la forza che lui non ha.

mercoledì 29 aprile 2020

Angelo Gaja non è un Bocconiano, ma conosce la vigna! di Silvana Biasutti.

ANGELO GAJA dice, e l'ha pure scritto, che i "piccoli" vignaioli sono complementari ai grandi produttori. Cito Gaja perché non è un bocconiano che parla di vino; lui è un grande produttore che conosce la vigna. E sa molto bene che cosa cerca chi sceglie una buona bottiglia; e se non ci fossero i "piccoli" vignaioli che lavorano con fatica (soprattutto in questo momento), ma sempre con grande autentica passione, il vino italiano non avrebbe da raccontare le storie affascinanti che fanno di quell'agricoltura così spezzettata (come mi pare un po' sbrigativamente sia stata definita) il mosaico baluginante di una storia che incanta quelli che se la vogliono bere. Perché bere una buona bottiglia non è bere una buona bottiglia. E lo sanno anche alcuni che hanno fatto la Bocconi (ovviamente non tutti).

Silvana Biasutti

Emilia Romagna - PR - Crocizia di Marco e Sara Rizzardi

Dopo aver lasciato con Gianni l'azienda 'Il Podere Cipolla' di Denny Bini, ci recammo da Marco Rizzardi: inerpicandoci sulle strade dell’Appennino Tosco Emiliano per raggiungere Crocizia, una piccola azienda vitivinicola a Pastorello di Langhirano, in provincia di Parma. Siamo a circa 500 metri d’altezza, il bosco che avvolge e protegge un ettaro di vigneto è decisamente inusuale rispetto ai  paesaggi vitivinicoli a cui siamo abituati… un bosco di montagna!
Marco e Sara, dopo averci accolto, ed essendo arrivati lì verso l'ora di pranzo, iniziarono i loro Lambruschi, rifermentati in Bottiglia. Accompagnati da un pranzo di Montagna. Adesso non ricordo se fossero taglatelli con i funghi, culatello ed arrosto ovviamente accompagnato con le loro bottiglie di lambrusco. Ma lasciammo l'azienda con tanti baci, abbracci e pieni di vini e confetture prodotte dagli alberi di frutto di cui è sono piene le loro colline.


L’azienda agricola Crocizia  è nata all’inizio degli anni Novanta con il ripristino di un piccolo podere abbandonato dopo la guerra e rimasto incolto per lungo tempo. Da subito la scelta di lavorare in campagna rispettando l’ambiente, ma la certificazione biologica è arrivata solo nel 2003 insieme al primo imbottigliamento con un periodo di conversione che l’ente certificatore ha deciso di dimezzare vedendo l’integrità dell’ambiente.
“La montagna è un territorio più delicato rispetto alla collina – racconta Marco – anche perché negli ultimi anni abbiamo assistito a un abbandono delle terre e delle terre coltivate, attorno a casa nostra ora ci sono solo prati e i boschi stanno avanzando. Questo è un problema perché una volta i boschi venivano tenuti puliti e c’era un controllo del territorio, ora sono solo alcuni anziani che continuano a curare i terreni, ma quando non ci saranno più loro… In una frazione vicino a noi fino a 10 anni fa c’erano 3/4 stalle ora non c’è più niente, i giovani sono a Langhirano a lavorare…”
Marco e Sara Rizzardi, fratello e sorella, lavorano oltre alle proprie uve anche quelle di un vigneto poco più grande (un ettaro e mezzo) che si trova a circa 250 metri d’altezza vicino a Torrechiara. Con due ettari e mezzo di vigneto, una piccola produzione di miele e un’altrettanto piccola produzione di frutta, piccoli frutti e confetture si comincia a ragionare e l’attività diventa economicamente sostenibile.
Anche questo è un piccolo importante tassello in quella economia locale della montagna che oggi viene lasciata a se stessa e che invece potrebbe dare davvero tanto sia in termini di allevamento che di colture. Crocizia esprime il legame con la propria terra anche nella scelta dei vini che propone e nella vinificazione: solo vini frizzanti a rifermentazione naturale in bottiglia, dalla Malvasia di Candia aromatica al Lambrusco, dalla Barbera alla Croatina con una piccola concessione ai vitigni internazionali un pinot nero e un sauvignon blanc.
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“Quando abbiamo iniziato a vinificare siamo partiti da zero e la rifermentazione naturale in bottiglia per noi era il modo più semplice per fare il vino: non impiegando tecnologia ha un impatto minore sia economico che ambientale. Ma è anche il modo più legato alla nostra tradizione e ci è sembrato normale farlo così. Inoltre i vini rifermentati in bottiglia sono sempre a contatto con i propri lieviti, sono vivi e col tempo evolvono e migliorano. Quelli fatti in autoclave sono più puliti subito ma alla fine dell’annata cominciano a perdere le proprie caratteristiche. L’ideale sarebbe di poter vendere i vini frizzanti un anno dopo l’imbottigliamento che di solito avviene la primavera successiva alla vendemmia, ma non ci sono ancora riuscito! Quando posso aspetto dopo l’estate ma alcuni vini devo venderli già a fine giugno perché me li chiedono e non ne ho più…”

Anche questo un luogo comune da sfatare: i vini frizzanti non sono sempre necessariamente vini da bere giovani in annata, sono vini capaci di evolvere e di tirare fuori molte belle sorprese anche nel tempo. Quindi un consiglio: dimenticate nella vostra cantina qualche bottiglia di Crocizia e riassaggiateli a distanza di tempo, ci saprete dire cos’è successo!


Emilia Romagna - RE - Podere Cipolla - Denny Bini

Quando andai a trovarlo era una giornata d'inverno. Partimmo da Milano con Gianni Camocardi arrivando sule colline emiliane verso le nove del mattino. Ci accolsero su Padre e sua madre. Pronti con tagliere e coltelli per offrirci la colazione sanan contadina. Dopo un po' arrivò Denny con i suoi lambruschi, crendo il clima di una casa che sa come accogliere ospiti ed essere ospitali. Dopo aver fatto questa abbondante colazione, Denny ci accompagnò in cantina, facendoci vedere le non soltanto le botti del suo lambrusco, ma anche le suo bottiglie e suoe botti piccole del suo pregiato aceto balsamico. Ripartimmo dal Podere Cipolla, pieni di quella solidarietà ed accoglienza che soltanto una famiglia contadina sa darti. 
p.s.: Denny lavora e produce vino ed aceto balsamico con un solo ettaro di terra! Una rarità da difendere contro tutti i Manager al servizio dei padroni del vino italiano! 

Denny Bini è considerato uno dei nomi più scintillanti nel mondo dei Lambruschi artigianali. La cantina, Podere Cipolla, sorge alle porte della città di Reggio Emilia, più precisamente nella piccola frazione di Coviolo, dove le pianure si trasformano dolcemente in verdi colline. L’avventura di Denny iniziò nel 2003 quando decise di prendere in affitto pochi ettari dal nonno e piantare le sue vigne. Il giovane adibì queste terre con le uve locali, principalmente Lambrusco, per poi vinificarle nel garage di casa. Poco tempo più tardi un amico gli concesse di utilizzare la sua cantina, sancendo così l’inizio ufficiale della storia della cantina. Un approccio artigianale legato alle antiche tradizioni contadine è ancora oggi il credo che ha visto il ragazzo crescere e diventare un uomo. Una storia di amore, quella tra Denny e la sua terra d’origine, che si concretizza nei puri e vivi nettari che produce. Espressioni territoriali, senza ritocchi, saporite e rustiche, sicuramente non studiate per essere precise e cesellate, però in grado, come pochi altri vini, di svincolarsi dalla convenzionalità e far parlare direttamente la terra e l’uva.
Podere Cipolla coltiva le sue vigne in 3 ettari, seguendo i principi di un’agricoltura biologica. Le varietà sono quelle tipiche delle colline reggiane; infatti troviamo Malbo Gentile, Spergola, Malvasia e quasi tutta la famiglia dei Lambruschi (Grasparossa, Salamino, Maestri, Sorbara e Montericco). Le viti crescono in un ecosistema ricco di biodiversità, su suoli argillosi di medio impasto con presenza di sabbie e ghiaia, esposti a sud a circa 150 metri di altitudine. In cantina le fermentazioni sono operate da lieviti indigeni e le rifermentazioni avvengono in bottiglia spontaneamente secondo le antiche ricette locali, senza ausilio di autoclavi, come avviene nel metodo Charmat, o aggiunta di zuccheri.
I vini Denny Bini si presentano con un manto piuttosto torbido e impenetrabile, dovuti all’assenza di processi di filtrazione  e alla presenza dei lieviti in bottiglia. Al naso raccontano la terra emiliana con tutte le sue sfumature bucoliche, rustiche e campestri. Il sorso è delineato da un tannino deciso, a tratti scalpitante, che permette al vino di conservarsi a lungo nel tempo, senza che necessiti di aggiunte di solfiti. Spume vivaci e dissetanti, dritte e schiette che prendono il nome dai venti e richiamano a gran voce le antiche memorie contadine.

p.s.: Buon Vento Denny!

INFORMAZIONI

Anno fondazione
2003
Ettari vitati
3
Uve di proprietà
100%
Produzione annua
10.000 bt
Indirizzo
Via Carlo Darwin, 2 - 42123 Coviolo (RE)

martedì 28 aprile 2020

Da I Siciliani Giovani: Lobby ed eurocrati, giù le mani dal nostro vino! Intervista a Marilena Barbera, vignaiola indipendente #Ilvinononsiferma

Lobby ed eurocrati, giù le mani dal nostro vino!

Intervista a Marilena Barbera, vignaiola indipendente

#Ilvinononsiferma

 “Lieti Calici” era nato come una festa del vino, ma  siamo stati costretti a doverlo sospendere a seguito della pandemia. In questa forzata pausa abbiamo pensato di creare un BLOG che desse voce ai piccoli vignaioli naturali e agli agricoltori non convenzionali. Uno spazio che nel suo piccolo sta ricevendo tanti consensi, che sinceramente non ci aspettavamo.
Abbiamo e stiamo ricevendo richieste da parte non solo di vignaioli ma anche di agricoltori che vogliono  dar voce ai loro prodotti  per farli comunque conoscere e perchnnò vendere.
Il nostro è uno spazio senza fini di lucro. Ogni vignaiolo o agricoltore, può usarlo come meglio crede. Lieti Calici sarà sempre uno spazio aperto e libero per chi lo vorrà utilizzare. Anche per queste ragioni seguiamo con molta attenzione certe proposte che vorrebbero nuocere il mondo del vino, con provvedimenti assurdi, che anzichè contribuire ad incentivare, sono volti a tagliare le gambe ad un’eccellenza italiana che contribuisce alla creazione di buona parte del nostro PIL
Buongiorno Marilena, tu sei tra le promotrici della campagna #ilvinononsiferma, che in meno di ventiquattro ore è riuscita a raccogliere l’adesione di oltre duecento vignaioli. Ci puoi spiegare come nasce questa iniziativa e perché?
 #ilvinononsiferma nasce in maniera totalmente informale sui gruppi di messaggistica che normalmente noi vignaioli utilizziamo per discutere e confrontarci sui temi che ci stanno più a cuore. Ovviamente, da quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus, anche questo argomento è diventato parte delle nostre conversazioni. Dal confronto ci siamo resi conto di moltissime problematiche comuni, che vanno dalla crisi economica e di settore, fino alle difficoltà causate da una disomogenea applicazione delle normative del governo sul territorio nazionale. Così abbiamo deciso di attivare una rete di supporto e solidarietà fra vignaioli italiani, consapevoli che solo lavorando insieme, tutti uniti, potremo avere qualche possibilità di uscire da questa situazione drammatica.

C’entra per caso la relazione dell’intergruppo della Commissione all’Agricoltura di cui è Vice Presidente Pina Picierno?  Se si, puoi spiegarci cosa prevede questa relazione ed i motivi che hanno spinto a mobilitare il mondo del vino?
 Quella relazione, insieme ad altre misure proposte dal governo nazionale e dalle varie task force che stanno più o meno gestendo l’emergenza, è entrata a gamba tesa nella nostra discussione.
 Ci ha lasciato basiti la proposta di attivare una misura di distillazione così ampia e a condizioni così impraticabili per la maggior parte dei piccoli vignaioli. Immobilizzare 800 milioni di euro per una misura di cui i vignaioli non vedranno che le briciole, e che andrà praticamente ad esaurire i fondi destinati al settore, è inaccettabile, soprattutto se la cifra di cui si parla, ossia fino a 80 centesimi al litro, verrà confermata. 80 centesimi in molte zone d’Italia non coprono nemmeno i costi di coltivazione dell’uva, figuriamoci quelli di vinificazione.
Non è un aiuto, è un’offesa al lavoro onesto e alla dignità dei vignaioli.
 Quali saranno le iniziative che prenderete come #ilvinononsiferma? Oltre alla raccolta firme destinerete i punti programmatici che avete in oltre duecento vignaioli, all’intergruppo sull’agricoltura, chiedendo di bloccare immediatamente questi provvedimenti? Eventualmente seguiranno altre azioni da parte vostra?
 Certo. Quando siamo partiti, pochi giorni fa, non eravamo nemmeno consapevoli dell’incredibile adesione che è arrivata da parte dei vignaioli di tutta Italia. Oggi, mentre scrivo, 350 aziende agricole ci hanno confermato la propria adesione, la quasi totalità sono di piccole e piccolissime dimensioni.
 Il primo tema su cui ci siamo concentrati è il raggiungimento di un accordo di filiera per tutelare il lavoro di ciascun attore della filiera stessa, dialogando con i distributori, gli agenti e l’horeca (ristoranti, enoteche, wine bar) e preservare il lavoro e il ruolo di ciascuno all’interno del sistema produzione-distribuzione-consumo.
Il rischio è molto elevato. Molti dei nostri clienti sono stati obbligati alla chiusura, e ancora non è chiaro come e quando si potrà ripartire. Una cosa è certa: non si potrà ricominciare come se nulla fosse accaduto, e in questo momento è difficile, per tutti coloro che vivono di vino, guardare al futuro con serenità e fiducia.
E’ però molto importante provarci, con il contributo di tutti e con l’obiettivo di non lasciare indietro nessuno. Per questo abbiamo sottoscritto una lettera aperta, un protocollo d’intenti che dimostra il nostro impegno nel sostenere il lavoro di ognuno e la nostra leale e aperta collaborazione per uscire tutti, tutti insieme, da questa crisi.
Un impegno che offriamo sulla flessibilità dei crediti, sulla stabilità dei prezzi e sulla gestione delle vendite dirette, anche attraverso l’e-commerce.
 Fra le proposte su cui stiamo lavorando ci sono poi i voucher agricoli, per poter mettere le aziende in contatto con lavoratori anche non specializzati disponibili a dare una mano nelle stagioni dove è più necessaria la richiesta di manodopera, come la vendemmia. E chiarire, una volta per tutte, la possibilità che le aziende possano essere aiutate su base volontaria da persone riconducibili al nucleo familiare dei vignaioli.
 Altro tema che ci sta particolarmente a cuore è l’accesso al credito, che in molte parti d’Italia è difficile e molto costoso. Ci sono giunte segnalazioni da parte di diversi vignaioli ai quali è stata nei fatti negata l’agevolazione dei 25.000 euro promessa dal governo, perché alcune banche la intendono non come aggiuntiva rispetto alla liquidità ordinaria, ma come sostitutiva delle garanzie già prestate. Una difformità di applicazione che istituzionalizza una discriminazione inaccettabile fra aziende “bancabili” e aziende più deboli, e che rischia di approfondire ancora di più il divario economico fra le diverse aree del nostro Paese.
 Per quanto ci riguarda saremo sempre e comunque dalla parte dei vignaioli che difendono la biodiversità, il loro vino, naturale e artigianale ed indipendente i quali si avvalgono nella maggior parte dei casi dei circuiti dipendenti per poter vendere e far conoscere i loro vini.
 ‘Lieti Calici’ ripartirà quando tutto si sarà normalizzato, con l’obiettivo di non far pagare un euro per la partecipazione dei vignaioli che sulla propria pelle hanno vissuto in maniera pesante questa crisi.  E in questa fase sosteniamo e sosterremo , come ‘Lieti Calici’ la campagna #Ilvinononsiferma e tutti i vignaioli e gli agricoltori non convenzionali che avranno bisogno del nostro sostegno e di quello di tutti.


lunedì 27 aprile 2020

TOSCANA - FI - ANTICA CANTINA PACINI - GIOVANNA TIEZZI


Giovanna Tiezzi è l’anima di Pacina azienda vitivinicola che ha scelto da sempre il credo della sostenibilità ambientale senza dimenticare però l’aspetto economico e aziendale legato alla produzione. Con lei parliamo di come Pacina ha reagito all’arrivo del virus 

 - Covid ci sta imponendo dei cambiamenti. D'un tratto siamo, andiamo al tempo del virus. Tutto il settore agricolo sembra aver subito in modo forte il ritmo imposto del virus. È anche per voi di Pacina che avete fatto della sostenibilità il vostro credo?

Pacina è un luogo con un origine antica. È una terra etrusca. Gli etruschi hanno vissuto nel 700 avanti cristo e davano pari importanza al tempo che dedicavano al lavoro quotidiano con quello che dedicavano all’estetica e alla bellezza della natura. Vivevano di agricoltura e facevano vino…. che come sappiamo non aveva solo un valore alimentare ma anche sacro e rituale. Per noi l’agricoltura è anche profondamente cultura e non mi sento solo artefice di una produzione ma anche custode di un luogo. Ottengo un prodotto che ora è considerato soprattutto un surplus ma penso che il vino sia davvero un atto rivoluzionario e antico che racconta la storia e l’anima di una terra dove tanti popoli hanno vissuto e si sono incontrati. Mi chiedi se questo virus ha imposto un ritmo diverso di vita e di produzione. Sicuramente i cambiamenti ci sono e sono forti ed evidenti per esempio manca ora l’incontro tra i popoli! Ma la mia visione della vita certo non è cambiata. L’equilibrio su cui abbiamo improntato la nostra attività in termini di sostenibilità in questo momento ci fa stare tranquilli, continuare il nostro lavoro quotidiano in campagna e cantina ed attendere che il mondo si riapra.

 - Il tema del tempo e della produzione mi pare centrale. Quanto sta impattando sulla produzione di Pacina e quindi sull’economia dell’azienda?

Certo ormai da più di un mese nessuno più è venuto a visitare la fattoria, perché impossibilitati dalle regole imposte dal Covid e le mie bottiglie di vino non sono partite per andare nei ristoranti di tutto il mondo come abbiamo sempre fatto. In questo momento non stiamo vendendo vino ma la mia preoccupazione non è sulla nostra economia perché per fortuna Pacina è un'azienda familiare, equilibrata e solida, ma sulla crisi generale che può colpire soprattutto le attività dei piccoli artigiani, dei commercianti e della ristorazione sostenibile: non posso pensare che sopravviveranno solo i grandi gruppi produttivi e le grandi catene alimentari.

 - Dopo l'emergenza Covid cosa vi portate di questa esperienza per la vostra azienda. E cosa dovrebbe aver insegnato a chi fa oggi agricoltura?

Dopo l’emergenza, che comunque non so quando passerà, mi porterò dentro ancora un tempo che non vorrei che fosse più una dicotomia tra un tempo storico ed uno biologico, ma dove riusciamo a convivere in relazione con la natura che ci circonda. Un tempo che unisce. Spero che chi fa agricoltura oggi abbia una consapevolezza maggiore di quanto siamo fragili e di quanto la natura può essere molto più forte di quello che pensiamo, non la natura matrigna ma la natura da riconoscere e rispettare perché è con lei che ci dobbiamo confrontare. 

Credo fortemente che l’obiettivo comune dovrà essere quello dell’equilibrio tra produzione e mercato. Ripensare ai sistemi di distribuzione perché in questo momento spesso siamo andati oltre la capacità e le vocazioni naturali dei nostri campi. ( FONTE: PRIMA  OBSERVATORY)

L'AZIENDA: La "Cantina Pacini"

E' stata fondata nel 1935 a Firenze, da allora la famiglia Pacini propone alla sua clientela prevalentemente vino toscano ma anche di altre regioni oltre a un eccellente olio extravergine d'oliva.

I servizi offerti sono l'imbottigliamento di vino e olio e la vendita di vino sfuso per il quale sono disponibili anche le comode bag in box da 3, 5, 10, 20 litri.

Il vino della Cantina Pacini è selezionato con particolare cura, per ottenere un ottimale rapporto qualità / prezzo.

Avendo come obbiettivo principale la qualità del vino, la selezione raggiunge sul territorio toscano e non solo quelle fattorie che hanno come titolari dei veri appassionati di vino.


Azienda Agricola Pacina

I RACCONTI DEL VINO.

Come già annunciato, abbiamo lanciato l'iniziativa ' i racconti del vino'.
Un' iniziativa aperta a tutti gli appassionati di vino, che abbiano voglia di raccontare una storia che ricordi il VINO. Potrete parlare d'amore, di innamoramenti, politica, di un vino in particolare che vi ha suscitato particolari emozioni. O di un vino che vi ricordi un incontro con una persona diventata specicale con la quale vi siete poi 'congiunti'. 
Insomma un racconto breve,  in cui il vino sia protagonista.
Abbiamo già ricevuto diverse storie. Vorremmo raccoglierne altre e farne un e - book. per costruire una campagna di raccolta fondi per riuscire a costruire la prossima edizione di ' Lieti Calici' senza che nessun vignaiolo paghi nemmeno un euro per la partecipazione. 
E se troveremo una casa editrice disponibile a pubblicarli lo faremo diventare la prima edizione dei 'RACCONTI DEL VINO'.
Quindi avanti tutta con la creatività e bevetevi un buon calice di vino dopodiché mettetevi scrivere.
Saremo certi che scriverete dei racconti meravigliosi, originali e suggestivi. 

Gli scritti andranno inviati a info.lieticalic@gmail.com

ROSSO UNITO UNISCE L'ITALIA DEL VINO: DALLA BARBERA PIEMONTESE, AL MONTEPULCIANO MARCHIGIANO FINO AD ARRIVARE IN CALABRIA CON IL SUO GAGLIOPPO

Rossounito è un vino ottenuto da diverse uve provenietni da diversi produttori. Aurora dà il suo Montepulciano, La Viranda il suo Barbera e A’ Vita il Gaglioppo. le uve vengono vinificate spontaneamente in vasche di cemento e affinate in botti di legno. Dopo due anni dal sue invecchiamento si unisce il Dolcetto dell'azienda Valli Unite. Il Rossounito ha colore rosso rubino carico. Al naso prufumi difrutta rossa, rosa, viola e delicate spezie. In bocca è di corpo, con buona armonica tra le morbidezze e le durezze. Un vino piacevolissimo.
Servizio
Degustiamo il Rossounito ad una temperatura di 16/18° in bicchieri Tulipano. Vino da bersi subito ma se lasciato qualche anno in cantina può dare grandi soddisfazioni. Da aprire qualche minuto prima di degustarlo.
Abbinamenti
Il rossounito si abbina perfettamente con primi piatti, secondi di carne, da provare con degli spaghetti ai broccoli e salsiccia.
Cantina. Il collettivo strade sterrate
Il collettivo strade sterrate nasce da un progetto di diversi produttori provenienti da varie regioni Italiane, accumunati dagli stessi valori e idee di produzione del vino. Dietro il progetto troviamo la cooperativa La Viranda dall’Alto Monferrato, il produttore calabrese A Vita che arriva dalle colline di Cirò affacciate sulle rive dello Jonio, tra il mare e le montagne della Sila, e , infine, la cooperativa Valli Unite da Costa Vescovato in provincia di Alessandria. Tre i vini prodotti; il Rossounito ottenuto da un blend di Montepulciano, Gaglioppo e dolcetto che viene affinato in botte grande, le Bolle senza frontiere, dove l'azienda l’Acino prende il posto di ‘A Vita, una bollicina prodotta da uve di Pecorino, Chardonnay e Mantonico, e il Festoso uno spumante rosè a base Cortese, Pinot nero, Pecorino e Montonico affinato in acciaio.

IL FRAPPATO DI MARILENA BARBERA - CANTINE BARBERA - MENFI - AG - SICILIA

Da vitigno “minore” a superstar siciliana, il Frappato ha saputo conquistare palati e mercati nel breve volgere di un decennio. Il segreto? La sua versatilità: vinificato in purezza è agile, dinamico, facile da bere e ottimo compagno della tavola; in blend con il Nero d’Avola dà vita al Cerasuolo di Vittoria DOCG, elegantissimo.

(nella foto il vitigno del frappato) 

FRAPPATO: ORIGINI DEL VITIGNO E RELAZIONI GENETICHE

Come per la maggior parte dei vitigni autoctoni che abitano la penisola italiana, le origini del Frappato sono incerte, così come incerta è l’etimologia del suo nome.
Il primo a parlare di Frappato nell’epoca moderna fu l’abate Domenico Sestini, botanico ed appassionato di viticoltura, che già nel 1760 lo citava nel suo “Memoriale sui vini di Vittoria”, sottolineandone il forte legame con il territorio vittoriese. Basandosi sulla testimonianza del Sestini, ma soprattutto sul fatto che la fondazione di Vittoria risale alla concessione gratuita di terre da parte della contessa Vittoria Colonna Henriquez-Cabrera, che ne promosse la fondazione nel 1607, alcuni autori sono stati erroneamente indotti a ipotizzare l’origine spagnola di questo vitigno.
Molti più indizi fanno invece risalire l’origine del Frappato alla colonizzazione greca del VI secolo a.C. e, in particolare, all’adattamento di vitigni di origine greca alle campagne di Kamarina, fondata dai Siracusani nel 598 a.C. Kamarina fu un prestigioso centro agricolo della Magna Grecia: la sua Chora, ossia il territorio coltivato a servizio della città, era disseminata di fattorie e piccoli insediamenti che si estendevano dalla costa all’entroterra, sulle colline ove oggi sorgono i centri urbani di Vittoria, Comiso, Acate, Ragusa. Vino, olio, orzo e grano erano i principali prodotti di queste terre, rese fertili da un efficiente sistema di canalizzazioni che dal fiume Ippari si dipanava nel fondovalle.
A conferma delle antiche origini del Frappato, i più affidabili studi genetici sui vitigni siciliani ne riconducono l’appartenenza alla più ampia famiglia dei Nerelli, coltivati da tempo immemore sia nell’area orientale (Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante) che in quella occidentale dell’isola (Perricone). Tutti questi vitigni hanno inoltre una stretta relazione genetica con il Sangiovese, di cui è ormai acclarata l’origine meridionale, essendo il frutto dell’incrocio tra varietà di origini greche e varietà italiche acclimatatesi sulla costa ionica della Calabria.
Anche per quanto riguarda l’etimologia del nome si sono avanzate diverse ipotesi. Alcuni ritengono – forse un po’ ingenuamente - che la parola Frappato derivi da “fruttato”, e che dunque il nome del vitigno descriva una caratteristica del vino che se ne ottiene. Altri accolgono suggestioni francesizzanti e fanno discendere il termine Frappato da “frapper”, tagliuzzare, riferendosi alla forma frastagliata delle foglie.

Altri ancora, forse più accuratamente, fanno derivare il nome Frappato da “rappatu”, un termine dialettale che può essere tradotto in italiano con “grappoluto” e che descrive la forma alata del grappolo, dal cui raspo principale solitamente sporgono una o più ali secondarie piuttosto pronunciate e ben separate.


FRAPPATO: DIFFUSIONE GEOGRAFICA

Sebbene tradizionalmente legato al territorio di Vittoria, oltre il 46% del Frappato siciliano viene oggi coltivato in provincia di Trapani. Ragusa segue con il 34%, accompagnata da Agrigento con l’11,5% (ultimo Censimento generale dell’Agricoltura - ISTAT 2010). La superficie complessiva, di circa 640 ettari, relega il Frappato al 17° posto fra i vitigni attualmente coltivati in Sicilia.
Il successo di mercato, unitamente ad una crescente consapevolezza da parte dei viticoltori siciliani, ha tuttavia spalancato interessanti prospettive di successo per questo nobile vitigno autoctono. Le tendenze attuali del consumo di vino nel mondo promuovono vini più freschi e dinamici che in passato, di maggiore eleganza e slancio gustativo, caratteristiche – tutte – che appartengono al profilo organolettico del Frappato. Di sicuro ne vedremo delle belle.
 FRAPPATO: CARATTERISTICHE DEL VITIGNO
Il Frappato è un vitigno di media vigoria e discreta produttività, che ben si adatta a climi asciutti e ventilati per la sua sensibilità alle malattie fungine (oidio, peronospora e muffa grigia) dovuta alla compattezza dei grappoli.
Esistono almeno due biotipi conosciuti di Frappato, che differiscono sensibilmente sia per l’epoca di germogliamento e di maturazione, sia per le caratteristiche organolettiche. Il Biotipo A - più tardivo - si distingue per le sue ali ben pronunciate e distanziate, mentre il Biotipo B - più precoce - per la caratteristica forma uncinata del grappolo.

FRAPPATO: NOTE ORGANOLETTICHE

I vini di Frappato si caratterizzano per essere intensamente profumati: la ragione sta nel loro elevato contenuto in terpeni, norisoprenoidi e benzenoidi, tre classi di composti aromatici che li rendono particolarmente espressivi all’olfatto.
Frappato tasting notesPur mantenendo una stretta identificabilità varietale, le componenti aromatiche principali differiscono a seconda del biotipo utilizzato.
Il Biotipo A è più ricco in norisoprenoidi e benzenoidi: da questi composti derivano, in particolare, note floreali di rosa, violetta e lavanda, aromi di fragola e cannella. Il Biotipo B, dall’aroma più potente, si apprezza per le sue tonalità fruttate più scure di ciliegia e frutti di bosco, e da un intenso floreale di geranio supportato da note speziate e balsamiche.
Da entrambi i biotipi si ottengono vini dal brillante colore rubino scarico, chiaro e trasparente, dai tannini morbidi ed equilibrati e dal corpo piuttosto magro.

SERVIZIO E ABBINAMENTI GASTRONOMICI

Il Frappato va servito in classici calici da vino rosso. 
La temperatura di servizio consigliata è tra i 14 e i 16 °C, ossia fresca ma non troppo fredda, che ne esalti le particolari caratteristiche di vino rosso atipico, di piacevole leggerezza e bevibilità.
Solitamente molti vini di Frappato in purezza sono pronti pochi mesi dopo la vendemmia, mentre quelli di maggiore complessità riescono ad esprimersi con grande finezza solo dopo un adeguato tempo in bottiglia, e possono invecchiare egregiamente anche per 4/6 anni. In blend con il Nero d'Avola, il classico taglio utilizzato per il Cerasuolo di Vittoria, il Frappato dà vita a vini più intensi, strutturati e longevi.
Si accompagna ottimamente ai primi piatti, come la zuppa di pesce ed il couscous di verdure, al pesce spada, al pesce azzurro, alle carni bianche e ai salumi e formaggi tipici del territorio.

https://www.cantinebarbera.it/it/

#ilvinononsiferma




LETTERA APERTA DEI VIGNAIOLI ITALIANI PER UNA LEALE E CONDIVISA DINAMICA DI FILIERA


#ILVINONONSIFERMA

Le conseguenze economiche della pandemia hanno travolto la nostra intera società, con effetti che stanno mettendo in crisi anche il nostro settore vitivinicolo.
Molti clienti sono stati obbligati alla chiusura, ma la natura non si ferma: noi, custodi della terra, non ci siamo arrestati. Lavoriamo per l’eccellenza, per valorizzare la cultura e la civiltà del vino, per consolidare la reputazione del Made in Italy nel mondo. Difendere l’integrità dei territori e la bellezza dei paesaggi, che rendono straordinario il nostro Paese, è l’altra nostra missione, che ci rende fieri di essere italiani. Siamo così custodi di ecosistemi unici, in un momento storico in cui la lotta al cambiamento climatico è imperativo altrettanto urgente.
Siamo consapevoli delle difficoltà che questa pandemia ha causato e degli effetti che continueranno a gravare su tutti i comparti per i quali il vino costituisce una risorsa insostituibile. Abbiamo apprezzato le iniziative partite dal mondo della distribuzione volte a stimolare il dialogo fra i diversi attori della filiera e siamo vicini ai nostri distributori, agli agenti, agli enotecari e ristoratori, ai sommelier, ai servizi di catering, agli osti e mescitori, e a tutti coloro che amano il vino.
Ci sentiamo parte attiva della straordinaria comunità che vive di vino e la nostra convinzione è che da questa crisi possiamo uscirne solo se restiamo uniti e se verrà salvaguardato il lavoro e il ruolo di ciascuno in ogni anello della filiera.
Per questo chiediamo a tutti rispetto per il nostro lavoro e offriamo in cambio lo stesso rispetto, consapevoli che solo con una collaborazione leale si possa, tutti insieme, uscire da questa crisi.
  • Non accetteremo pressioni commerciali miranti a ridurre il margine che rappresenta la fonte di sostentamento per noi e le nostre aziende, perché riteniamo che soltanto con il riconoscimento di un equo corrispettivo sia garantita la dignità del nostro lavoro e del lavoro di coloro che collaborano con noi nella produzione, commercializzazione e promozione dei nostri vini.
  • Non accetteremo pratiche sleali quali il conto vendita e le richieste sproporzionate di omaggi, consapevoli che soltanto con il rispetto delle normali condizioni commerciali possiamo contribuire in maniera positiva allo sviluppo della filiera.
  • Chiediamo a tutti i nostri clienti il rispetto delle scadenze per il pagamento delle forniture effettuate fino al 31/12/2019, in un momento in cui il mercato non presentava ancora alcuna criticità legata alla pandemia.
    Siamo disponibili a discutere forme di credito agevolate che tengano conto delle difficoltà economiche che, con il lungo periodo di inattività, tutti i ristoranti e le enoteche si troveranno a fronteggiare alla riapertura, pur nel rispetto degli sforzi e degli investimenti che noi aziende agricole non abbiamo mai smesso di affrontare.
  • Ci impegniamo, nelle scelte di vendita diretta dei nostri prodotti al consumatore finale, ad operare con lealtà nei confronti dei nostri clienti della distribuzione e dell’horeca, che sono fondamentali per la promozione e la valorizzazione dei vini prodotti dai vignaioli italiani.
    Per questo motivo, garantiamo che i nostri listini dedicati ai privati rispettino la normale marginalità riservata agli operatori commerciali.
  • Siamo convinti che vada rafforzata la collaborazione con tutti gli attori della filiera vinicola, consapevoli che soltanto da un dialogo aperto e organico possano scaturire le migliori opportunità di crescita e valorizzazione per questo nostro piccolo grande mondo.