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lunedì 27 aprile 2020

IL FRAPPATO DI MARILENA BARBERA - CANTINE BARBERA - MENFI - AG - SICILIA

Da vitigno “minore” a superstar siciliana, il Frappato ha saputo conquistare palati e mercati nel breve volgere di un decennio. Il segreto? La sua versatilità: vinificato in purezza è agile, dinamico, facile da bere e ottimo compagno della tavola; in blend con il Nero d’Avola dà vita al Cerasuolo di Vittoria DOCG, elegantissimo.

(nella foto il vitigno del frappato) 

FRAPPATO: ORIGINI DEL VITIGNO E RELAZIONI GENETICHE

Come per la maggior parte dei vitigni autoctoni che abitano la penisola italiana, le origini del Frappato sono incerte, così come incerta è l’etimologia del suo nome.
Il primo a parlare di Frappato nell’epoca moderna fu l’abate Domenico Sestini, botanico ed appassionato di viticoltura, che già nel 1760 lo citava nel suo “Memoriale sui vini di Vittoria”, sottolineandone il forte legame con il territorio vittoriese. Basandosi sulla testimonianza del Sestini, ma soprattutto sul fatto che la fondazione di Vittoria risale alla concessione gratuita di terre da parte della contessa Vittoria Colonna Henriquez-Cabrera, che ne promosse la fondazione nel 1607, alcuni autori sono stati erroneamente indotti a ipotizzare l’origine spagnola di questo vitigno.
Molti più indizi fanno invece risalire l’origine del Frappato alla colonizzazione greca del VI secolo a.C. e, in particolare, all’adattamento di vitigni di origine greca alle campagne di Kamarina, fondata dai Siracusani nel 598 a.C. Kamarina fu un prestigioso centro agricolo della Magna Grecia: la sua Chora, ossia il territorio coltivato a servizio della città, era disseminata di fattorie e piccoli insediamenti che si estendevano dalla costa all’entroterra, sulle colline ove oggi sorgono i centri urbani di Vittoria, Comiso, Acate, Ragusa. Vino, olio, orzo e grano erano i principali prodotti di queste terre, rese fertili da un efficiente sistema di canalizzazioni che dal fiume Ippari si dipanava nel fondovalle.
A conferma delle antiche origini del Frappato, i più affidabili studi genetici sui vitigni siciliani ne riconducono l’appartenenza alla più ampia famiglia dei Nerelli, coltivati da tempo immemore sia nell’area orientale (Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante) che in quella occidentale dell’isola (Perricone). Tutti questi vitigni hanno inoltre una stretta relazione genetica con il Sangiovese, di cui è ormai acclarata l’origine meridionale, essendo il frutto dell’incrocio tra varietà di origini greche e varietà italiche acclimatatesi sulla costa ionica della Calabria.
Anche per quanto riguarda l’etimologia del nome si sono avanzate diverse ipotesi. Alcuni ritengono – forse un po’ ingenuamente - che la parola Frappato derivi da “fruttato”, e che dunque il nome del vitigno descriva una caratteristica del vino che se ne ottiene. Altri accolgono suggestioni francesizzanti e fanno discendere il termine Frappato da “frapper”, tagliuzzare, riferendosi alla forma frastagliata delle foglie.

Altri ancora, forse più accuratamente, fanno derivare il nome Frappato da “rappatu”, un termine dialettale che può essere tradotto in italiano con “grappoluto” e che descrive la forma alata del grappolo, dal cui raspo principale solitamente sporgono una o più ali secondarie piuttosto pronunciate e ben separate.


FRAPPATO: DIFFUSIONE GEOGRAFICA

Sebbene tradizionalmente legato al territorio di Vittoria, oltre il 46% del Frappato siciliano viene oggi coltivato in provincia di Trapani. Ragusa segue con il 34%, accompagnata da Agrigento con l’11,5% (ultimo Censimento generale dell’Agricoltura - ISTAT 2010). La superficie complessiva, di circa 640 ettari, relega il Frappato al 17° posto fra i vitigni attualmente coltivati in Sicilia.
Il successo di mercato, unitamente ad una crescente consapevolezza da parte dei viticoltori siciliani, ha tuttavia spalancato interessanti prospettive di successo per questo nobile vitigno autoctono. Le tendenze attuali del consumo di vino nel mondo promuovono vini più freschi e dinamici che in passato, di maggiore eleganza e slancio gustativo, caratteristiche – tutte – che appartengono al profilo organolettico del Frappato. Di sicuro ne vedremo delle belle.
 FRAPPATO: CARATTERISTICHE DEL VITIGNO
Il Frappato è un vitigno di media vigoria e discreta produttività, che ben si adatta a climi asciutti e ventilati per la sua sensibilità alle malattie fungine (oidio, peronospora e muffa grigia) dovuta alla compattezza dei grappoli.
Esistono almeno due biotipi conosciuti di Frappato, che differiscono sensibilmente sia per l’epoca di germogliamento e di maturazione, sia per le caratteristiche organolettiche. Il Biotipo A - più tardivo - si distingue per le sue ali ben pronunciate e distanziate, mentre il Biotipo B - più precoce - per la caratteristica forma uncinata del grappolo.

FRAPPATO: NOTE ORGANOLETTICHE

I vini di Frappato si caratterizzano per essere intensamente profumati: la ragione sta nel loro elevato contenuto in terpeni, norisoprenoidi e benzenoidi, tre classi di composti aromatici che li rendono particolarmente espressivi all’olfatto.
Frappato tasting notesPur mantenendo una stretta identificabilità varietale, le componenti aromatiche principali differiscono a seconda del biotipo utilizzato.
Il Biotipo A è più ricco in norisoprenoidi e benzenoidi: da questi composti derivano, in particolare, note floreali di rosa, violetta e lavanda, aromi di fragola e cannella. Il Biotipo B, dall’aroma più potente, si apprezza per le sue tonalità fruttate più scure di ciliegia e frutti di bosco, e da un intenso floreale di geranio supportato da note speziate e balsamiche.
Da entrambi i biotipi si ottengono vini dal brillante colore rubino scarico, chiaro e trasparente, dai tannini morbidi ed equilibrati e dal corpo piuttosto magro.

SERVIZIO E ABBINAMENTI GASTRONOMICI

Il Frappato va servito in classici calici da vino rosso. 
La temperatura di servizio consigliata è tra i 14 e i 16 °C, ossia fresca ma non troppo fredda, che ne esalti le particolari caratteristiche di vino rosso atipico, di piacevole leggerezza e bevibilità.
Solitamente molti vini di Frappato in purezza sono pronti pochi mesi dopo la vendemmia, mentre quelli di maggiore complessità riescono ad esprimersi con grande finezza solo dopo un adeguato tempo in bottiglia, e possono invecchiare egregiamente anche per 4/6 anni. In blend con il Nero d'Avola, il classico taglio utilizzato per il Cerasuolo di Vittoria, il Frappato dà vita a vini più intensi, strutturati e longevi.
Si accompagna ottimamente ai primi piatti, come la zuppa di pesce ed il couscous di verdure, al pesce spada, al pesce azzurro, alle carni bianche e ai salumi e formaggi tipici del territorio.

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