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sabato 11 aprile 2020

Al Contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere.

Al Contadino non far sapere quant'è buono il cacio con le pere...
Sembra che mister Farinetti, patron di Eataly, megastore dell’alimentazione bio e di qualità, voglia continuare la sua “benefica” operazione in favore dei prodotti naturali. Nulla di male, se solo non si trattasse di un’operazione di marketing in grande stile tutta tesa ad approfittare di questa tendenza modaiola. Già da qualche tempo, il signor Farinetti ha lanciato la campagna “Vino libero”, attraverso la quale a partire dai suoi megastore si potranno reperire vini naturali di alcune aziende (per ora dodici), che immetteranno in un circuito commerciale di 400 punti vendita e 600 ristoranti un milione di bottiglie a basso contenuto di solfiti. “Un progetto che mette al centro la naturalità del vino, iniziando a liberarlo dai concimi cimici, dai diserbanti, dai troppi solfiti, ma anche da packaging inquinanti, dagli eccessi della burocrazia, dalle mode effimere e inutili”, dice lui. 
Con buona pace dei piccoli vignaioli indipendenti, che da anni e anni lavorano con enormi sacrifici e assumendosi la responsabilità della naturalità dei loro prodotti, attraverso;autocertificazione; facendo rete in eventi e fiere indipendenti, che fin dal primo critical wine veronelliano in poi, si stanno diffondendo su tutto Il territorio nazionale, custodendo gelosamente quel carattere di indipendenza e autonomia, propria della viticoltura contadina e naturale. Ma il Signor Farinetti fa l'imprenditore, e da bravo imprenditore ha colto il “fenomeno” agricolo del momento lanciando una campagna suggestiva fin dal nome: “vini liberi” (peraltro già usato in Francia per il Salon des vins libres in Alsazia). Vini Liberi? Bene: se ci tiene tanto e volesse riempire di contenuti autentici questo “claim”, perché non va a trovare i vignaioli della Val di Susa, ai quali è stato ripetutamente probito l’ingresso in vigna e messa a repentaglio un’intera vendemmia per assecondare la follia speculatoria e repressiva del progetto alta velocità? Perchè non si rivolge alle tante cooperative sociali che sul nostro territorio non si limitano a vinificare in modo naturale, sbattendosene di improvvidi certificatori, ma inseriscono al lavoro soggetti svantaggiati? Ecco, signor Farinetti, lei è un imprenditore che non ha fatto altro che cogliere la domanda di naturalità del momento. Noi sappiamo bene che l'agricoltura non può non essere bio, sennò non è agricoltura” come ammoniva lo stesso Veronelli. Ma riteniamo allo stesso modo doveroso (rivendicandolo) che si rispettino i cicli naturali della terra, e ci piacerebbe non vederli mortificati né contaminati dalle leggi della domanda e dell'offerta, ingabbiati in megastore e catene – e logiche –distributive che rischierebbero di svuotarli della loro specificità e della loro storia. Ecco perché sulla scia dell'eredità lasciataci di Luigi Veronelli, come 'Officna Enoica' ieri e come  'Lieti Calici' oggi, accogliamo contadini che sposano idee non camuffate da finzioni modaiole, capaci di assumersi le proprie responsabilità e di agire in coerenza.
Infine, signor Farinetti, il proverbio dei padroni recitava: al contadino non far sapere quant'è buono il cacio con le pere. Ma sappia che il contadino lo ha sempre saputo, e molto prima dei padroni. E in fondo siamo certi che anche lei lo sappia.

Epifanio Grasso / Marco Arturi

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