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sabato 25 aprile 2020

Un vino da bere insieme, Aurora - MARCHE - OFFIDA

Resto, in piedi, tra un vagone e l′altro. Oggi non ho voglia, almeno per questo inizio di ripartenza, di starmene seduto nello scomparto di un treno. L′idea di rimanere in una zona di confine dove l′insieme si riempie e si svuota attraverso la salita e la discesa si è fatta vita non appena messo il piede sull′ultimo gradino della carrozza.
Sarà inquietudine o desiderio di uno spazio raccolto, il bisogno di spezzare un′abitudine, cambiare punto di vista.
Appoggio delicatamente la borsa che contiene un pezzo di terra umbra.
Prima di partire Marck mi ha dato un germoglio di ciliegio selvatico con le radici ancora intatte.                    

Questo puoi portarlo con te, fai gemellaggio con le Marche... 
Guardo le foglie che spuntano fuori e riascoltando l′italiano imperfetto del ragazzo olandese ritrovo un sorriso. Poi ripenso a dove sono. Sono tra un vagone e l′altro. E penso a ciò che sto guardando.
Una radice di una terra che passa ad un′altra terra.                           

Le cose vanno da sé.                          
A Perugia scendo dal piccolo trenino e salgo esattamente sullo stesso mezzo che pochi giorni prima mi aveva accompagnato da Spoleto proseguendo poi fino ad Ancona. Fermo al binario 3 mi aspetta il treno per Ascoli. C′è agitazione tra le persone. Si parla di un ritardo impressionante. Arrivano viaggiatori che sbuffano. Dalle loro telefonate a viva voce apprendo che verso Modena una persona è stata investita sulla linea ferrata. Il treno parte in orario seguendo le onde del mare alla mia sinistra. Dopo quasi un′ora sono a San Benedetto del Tronto. Franco è lì, sul marciapiedi del binario, con in testa il suo berretto che a guardarlo la prima volta, subito mi ricordò, assieme al viso dai tratti calabri, un rivoluzionario sudamericano, un sandinista. Ci accompagna verso le colline dell′entroterra una musica strumentale africana che risale assieme a noi per circa trecento metri il livello del mare lungo una quindicina di chilometri di strada d′asfalto. Svoltiamo per una via sterrata. Il sole del pomeriggio ci guarda da sopra gli appennini mentre seguiamo le dolci linee della collina pezzata di campi d′ulivo e di vigna. Anche qui un paio di tratti ricoperti da pannelli solari e sul versante opposto a dove siano un terreno in balia dell′erosione morfologica in forma di calanco.
Questa è Aurora
Una casa che è più case. Una piazzetta, un porticato, porte e finestre aperte. Franco mi mostra il salone dove ci si riunisce a mangiare, gli appartamenti da sistemare per l′estate, la cantina.Scendiamo una breve scalinata di legno, entriamo in un sottoterra.        
Questa è la nostra cantina costruita negli anni ′80. È un posto, un luogo. Mi piace perché è un luogo di condivisione, non lo sento una mia proprietà.
Prende due bicchieri e mi fa strada Ti faccio assaggiare il Pecorino di quest′anno così potrai capire come è fatto, come diventerà.
 Bevo il mio primo sorso di Pecorino in terra marchigiana da una piccola botte di legno. Mi coglie una gioiosa acidità e una struttura già complessa, densa e calda. Potrebbe essere un vino rosso.
Vieni, ora assaggiamo l′altro.
Ci spostiamo nella stanza accanto. Franco avvicina il mio bicchiere al rubinetto di una vasca d′acciaio. Il vino mi dà una sensazione più fresca e acida, ancora più terra-terra, essenziale. In comune, la sapidità
Ecco, il Fiobbo diventa questo.E mi versa nel bicchiere ciò che è rimasto del primo vino assaggiato dalla barrique.
Bello. C′è già armonia.
Il vino che fra poco imbottigliaremo farà qualche mese di bottiglia.  
Il Fiobbo 2013 è meraviglioso.
Non serve fare il miglior vino del mondo, non è questo il fine. Serve fare un vino da bere insieme.
Di nuovo nella sala delle barrique. Questa volta Franco spilla del Montepulciano.
Matura sulle ciliege? Dico scherzando. C′è anche tanto altro che è lì e abbisogna della lunghezza del tempo.
Prima di uscire mi riempie il bicchiere con del vino rosso preso da acciaio.
C′è una componente tannica molto verde.
Questo è il Rosso Unito. C′è il nostro rosso, il Cirò di ′A Vita, la Barbera piemontese della Viranda e il Dolcetto di Valli Unite. Quattro aziende diverse per fare un vino. Forse è il tannino piemontese che deve stendersi ancora.
Stasera beviamo una bottiglia della scorsa annata. Bene.
Poi usciamo fuori. Ed è come se il mondo ci avesse atteso per mostrarci quanto fosse bello con la luce delle ultime forze del sole. Dalla terrazza guardando avanti non c′è angolo di spazio che non meriti la pena tenere negli occhi. In basso il verde chiaro e le linee regolari di un vigneto, i confini disegnati da una mano ferma con sfumature graduali ma nette, la collina che in un punto discende e nell′altro risale a toccare senza toccare i rilievi dei monti dell′Appennino lungo l′intero orizzonte, la Maiella, il Gran Sasso, i Sibillini. In mezzo la mano di Franco come a dare un ultimo tocco di pennello.
Dietro di noi le case abbracciate del paese di Offida.
Ci sediamo, ci sdraiamo a prendere ancora qualche raggio di calore. Non c′è bisogno di parlare.
Devi vedere la quercia.
Franco mi cammina davanti tagliando i riflessi del tramonto. Parte di vigneto è ancora illuminata, un gioco di luci e ombre che credo anche Murnau avrebbe voluto vedere.
Il sentiero risale ed eccola là a dominare, a proteggere, a vegliare.
Rimango fermo a guardarla mentre Franco sale oltre e resta lassù a fissare la pianta, a fare null′altro.
Mi viene da chiedere alla natura il permesso di filmare. Lo faccio in silenzio che il sole è già sceso e gli attimi passano in un soffio di eternità.
E continuo a salire. Arrivo anch′io sotto la grande quercia.
Volevano costruirci una casa là sopra.
È già una casa e una serenità stare sotto alla sua chioma.
Lo spazio e il tempo ne risentono.

Anche tra le mura di una vera casa in mattoni resta un senso di pacifica attesa e di bastevolezza. Del resto, la casa si trova immersa nella natura a pochi passi dalla quercia.
I gesti che preparano la cena e le parole che si incontrano e si raccontano viaggiano nella tranquillità dell′avere attorno un paesaggio in armonia e una musica forte, dal ritmo di chi sa portare l′anima nel suono... e il bere vino insieme nel mezzo.

( FONTE: https://www.porthos.it/il-blog/vite-in-viaggio/922-28-maggio-un-vino-da-bere-insieme-aurora-2)

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