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martedì 12 maggio 2020

BASILICATA -RIONERO IN VULTURE (PZ) RIPANERO SOCIETA' AGRICOLA DI DAVIDE, MAURIZIO E MARIO




Siamo in Basilicata, terra selvaggia e un po’ sconosciuta, dove tra l’uomo e la natura, quest’ultima non ha ancora ceduto completamente spazio al primo.
Più precisamente siamo nel Vulture, alle pendici di un antico vulcano spento che dall’alto del suo isolamento dal mare e dall’Appennino domina da migliaia di anni l’intero territorio. Qui le sue colate laviche, la sua influenza sul clima e sulle precipitazioni hanno creato le condizioni ideali per l’allevamento e per la coltivazione della vite e, in particolare, dell’Aglianico.
La Storia vuole che siano stati i profughi Greci alla ricerca di un porto sicuro, che, nel lontano VII a.C., selezionarono per questi luoghi l’Aglianico e insegnarono a coltivarlo alle popolazioni contadine locali con le quali scelsero di convivere e dalle quali ricevettero degna ospitalità.
In questo lembo di territorio, qualche anno fa, dopo averne tanto parlato, tre amici con la passione per l’agricoltura provano a scommettere su un’idea che da tempo li anima: unire le forze e produrre vino in maniera artigianale, nel rispetto dell’ambiente e della natura, senza per questo chiudersi all’innovazione. Ognuno di loro, come la maggioranza dei locali, ha una genealogia da piccolo vignaiolo; e insieme alla genealogia, ognuno di loro ha un vigneto da regalare alla comunità che intendono creare, che creano e che chiamano RIPANERO. 
Il centro attorno al quale gravita il lavoro di Davide, Mario e Maurizio è l’Aglianico del Vulture, vitigno e vino di enorme fascino ed eleganza fin dalla più remota antichità, che con la sua potenza gustativa e intensa trama tannica richiama il calore di questi luoghi e la durezza dell’alta collina.
I vini hanno tutti nomi grecheggianti, in omaggio alle origini del vitigno, e un’eco filosofica. Physis, Lògos, Chronos (l’ultimo arrivato, un bianco macerato, 100% malvasia). Natura, Ragione, Tempo. In fondo i tre fattori decisivi per qualsiasi vino e non solo.  
Il lavoro continua, anche in questi giorni di rallentamento generale, con la convinzione di chi, abituato a vedere la natura cambiare e rigenerarsi a ogni stagione, sa che il cambiamento va accolto e valorizzato, senza disperare. Perché quando la natura toglie, comunque non smette di dare.
Perché, questo si sa, ogni annata non va valutata per ciò che sembra oggi, ma per ciò che può diventare ed è a questo che bisogna lavorare. O almeno è questo quello che pensano Davide, Mario e Maurizio.   


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