Post in evidenza

mercoledì 13 maggio 2020

La filosofia di Luigi Veronelli in un brano

“Se non ami il vino, se non sei disposto a riconoscerlo amico, non leggermi. Non puoi capirmi, ti stupiresti - sciocco sino a riderne - di frasi esatte: la scienza ha conquistato lo spazio e non ancora il ‘meccanismo’ delle infinite metamorfosi del vino, vi è qualcosa che sfugge, che si sottrae ad ogni analisi, qualcosa che noi solo conosciamo, con cui solo noi comunichiamo, noi che amiamo il vino: la sua anima. Ti stupisci; non noi. Versiamo il rosso vino - amorosi, con infinite cautele - nel bicchiere panciuto che esige la tiepida carezza della mano; o, con uguali cure, il bianco nel bicchiere alto, aristocratico e nervino, che la mano allontana; ne osserviamo in trasparenza i colori, godiamo già del giuoco allegro e balenante dei tonali riflessi; gli imprimiamo, al bicchiere, lieve il gesto, un accenno di rotazione: aumenta la superficie vinosa; si libera, e la aspiriamo, ogni nascosta suggestione, dal bouquet; in un bacio lo sorseggiamo per la lingua, per il palato; ci lasciamo invadere dai ricordi: mille e mille e mille; ogni vino bevuto ha il suo racconto. Mio proposito: renderne facile l’ascolto e la comprensione a te, lettore, che ami il vino -mi leggi-, o sei disposto a riconoscerlo amico”.
Queste righe, tratte dalla prefazione a “Il vino giusto" (Rizzoli, 1979), riassumono magistralmente lo stile giornalistico e la filosofia.
Le battaglie per le Denominazioni Comunali
Ma Veronelli non è solo un cultore del vino e del cibo. Tante e tante sono le battaglie a difesa della civiltà contadina, dei piccoli produttori, della qualità, della terra, dell’individuo. La teoria dei cru, cioè della valorizzazione dei territori altamente vocati alla coltivazione di un determinato vitigno, l’elevazione dei grandi vini, la limitazione delle rese per ettaro per favorire la qualità e non la quantità, il recupero dei vitigni autoctoni, la vinificazione in luogo, la classificazione dei vini con puntuali esami organolettici, la teoria della distillazione secondo monovitigno sono solo alcune delle intuizioni, delle lotte e delle vittorie condotte in cinquant’anni.
Tra queste vi è la proposta delle Denominazioni Comunali (De.Co.). Nel giugno 1999 Veronelli lancia l’idea che i Comuni possano valorizzare il proprio territorio attraverso le produzioni artigianali ed agricole. La De.Co., come marchio di qualità comunale, deve certificare la provenienza di un determinato prodotto e di una ricetta da un determinato territorio. Gli attori che devono essere coinvolti dall’Amministrazione Comunale sono gli allevatori, i produttori, i ristoratori - autentici ambasciatori del  territorio. A monte, ovviamente, è necessario un lavoro di analisi e censimento per individuare i prodotti che rappresentano il territorio stesso.
Le De.Co. diventano un ottimo strumento per valorizzare una determinata area: nel 2004, l’anno in cui Veronelli muore, sono circa 400 i Comuni che hanno adottato la Denominazione Comunale e due anni dopo nasce l’Associazione dei Comuni a Denominazione Comunale (Asso.De.Co.). Sempre di questi anni sono le battaglie per il prezzo-sorgente, cioè l'identificazione del prezzo di un prodotto alimentare all'origine, per rendere evidenti eccessivi ricarichi nei passaggi dal produttore al consumatore; per l'olio extra vergine d'oliva, contro le ingiustizie della legislazione per i piccoli olivicoltori. La sua opera è da stimolo di riflessione -sulle questioni legate ai rapporti di produzione e sulla qualità della produzione in ambito alimentare- per il movimento contro la globalizzazione. Negli ultimi anni dà vita, insieme ad alcuni centri sociali, al movimento Terra e libertà/Critical wine. E’ anche grazie all'impulso dato da Veronelli, nome di garanzia e motore delle prime iniziative (tra le altre bloccò in un porto pugliese, con un gruppo di “disobbedienti”, una nave piena d'olio di incerta provenienza), che mezzi di informazione e operatori del settore hanno iniziato a considerare con serietà questa esperienza nonostante il circuito di "provenienza".
Se oggi i vini, la cucina e i giacimenti gastronomici italiani hanno uno straordinario successo nel mondo, buona parte del merito è di quest’uomo che, con perseveranza, determinazione, rigore e cultura, ha saputo individuare e indicare giuste linee di progresso e, con pregnante tensione etica, fare strada e trainare.


Pioniere di un nuovo stile, ricco di neologismi e arcaismi allo stesso tempo, aristocratico ma sostenitore della cultura popolare, umile e presuntuoso (alla domanda: Gino, cosa pensi del tetrapak? Risponde beffardo “Non so, io mi occupo di vino…”), Luigi Veronelli va annoverato tra le figure centrali della valorizzazione del patrimonio enogastronomico di qualità,.

0 commenti:

Posta un commento