Oggi su La Stampa Paolo Massobrio parla di Timorasso, un vino da uve quasi in via d’estinzione, che il padre di Walter Massa conservava nel suo vigneto come uva da tavola. Fu proprio Walter Massa a rilanciare questo vino che oggi annovera tanti produttori nel Tortonese. E, tra questi, Massobrio ha scoperto Andrea Tirelli che, a 27 anni, ha investito nell'azienda agricola di suo zio a Costa Vescovato, applicando i dettami del biologico e del biodinamico.
Tra i suoi vini spicca il Derthona Timorasso 2016, di colore ambrato, con note di pesca e di albicocca, di cui Massobrio dice: "È un Timorasso che sprigiona tutta la sua complessità, con sfumature di miele di castagno ed erbe officinali; ha un impatto rotondo e quasi dolce ma poi chiude secco con il suo accento minerale".
Tra gli altri vini il Colli Tortonesi Cortese “Muntà” 2016, il cru “Terra Pura” 2013 da uve barbera in purezza e il “Druid” 2016, un rosso da uve freisa. Tutti da scoprire.
A proposito di Timorasso ... di Walter Massa
Dagli anni ‘80 coltivo il timorasso e ne vinifico le uve. Penso che anche per questa varietà, sia giunto il tempo di fare alcune considerazioni in qualità di produttore che con mille motivazioni ha creduto nelle enormi potenzialità di questo vitigno, mi piace ricordare le discussioni con colleghi, appassionati, ricercatori, anziani agricoltori, ristoratori, enotecari, giornalisti sul senso e sul merito di dedicare energie ad un vitigno, pressoché sconosciuto, sia sotto il profilo enologico che di mercato, nel momento storico in cui la realtà enologica piemontese stava raggiungendo con altri vitigni la sua giusta dimensione anche nel campo dei vini bianchi di alta qualità, grazie al successo su scala internazionale del Cortese (soprattutto gavi), all’esplosione a livello nazionale dell’arneis ed all’affermarsi su mercati prestigiosi di alcuni produttori con vini bianchi ottenuti da vitigni chardonnay, riesling, sauvignon blanc. L’ aver creduto nel timorasso si può spiegare nel fatto che, detto vitigno che da sempre fa parte della cultura del mio territorio, “forse” non ha mai avuto grande diffusione in quanto nelle zone altamente vocate, si dava preferenza ad uve a bacca nera (soprattutto barbera) e che il momento storico di interesse per i vini bianchi è coinciso con l’esodo della campagna in alta Val Curone, alta Val Grue e Val Ossona, culle naturali di coltivazioni e produzione del timorasso. Negli anni 70 le aziende agricole locali presenti sul mercato, dovendo aumentare l’offerta dei vini bianchi, hanno puntato sul vitigno cortese, che rispetto al timorasso, garantisce una maggior generosità per ceppo, minori esigenze colturali e una più facile reperibilità di barbatelle. In seguito a queste considerazioni e confortato dai più sulle potenzialità qualitative del timorasso, verso la metà degli anni 80 ho deciso di cambiare radicalmente gli orientamenti produttivi della mia azienda puntando su una gamma altamente rappresentativa della realtà della mia collina e del territorio su cui insistono i vigneti, ho pensato che, poter usufruire di un vitigno autoctono per produrre un vino bianco di grande personalità e proporlo ad un mercato sempre più influenzato da prodotti omologati, poteva di essere di grande aiuto per collaborare con quei professionisti del gusto il cui scopo primario è la totale ricerca della qualità, identità ed autenticità di ciò che propongono. Il primo raccolto di timorasso vinificato in purezza, risale alla vendemmia del 1987, da allora si sono susseguiti dei raccolti eterogenei che hanno messo alla prova le potenzialità del vitigno. I risultati sono sempre stati molto interessanti, ho sempre promosso le uve delle diverse annate, tranne che per quelle della vendemmia del 1989, danneggiate dalla grandine. La qualità del vino ottenuto ha risentito dell’inesperienza a vinificare e gestire questa varietà, infatti, non sono assolutamente soddisfatto delle vendemmie 1989 1991 e 1994, mentre tutte le altre hanno espresso una qualità sicuramente eccellente in grado di ripagare dei momenti di sconforto e delle tribolazioni che ho vissuto. Con il raccolto ‘95 dopo aver capito che il vino ottenuto con il timorasso si esprime al meglio alcuni anni dopo la vinificazione ho deciso di porre in vendita “Costa del vento” 18 mesi dopo la vendemmia.
Fortunatamente, in questi anni, altre aziende hanno creduto nella potenzialità ed espressione di territorio di questo vitigno, oggi è possibile fare degustazioni comparative con altri vini ottenuti dal timorasso. Detti produttori che mi onora citare, operano nelle valli costituenti la collina Tortonese e sono: Dino Mutti a Sarezzano, Paolo Poggio a Brignano Frascata, i F.lli Mandirola a Casasco, Maurizio Bruno a Monleale, Enio Ferretti a Carezzano, Enzo Canegallo a Spineto Scrivia, Roberto Semino ad Avolasca, Luigi Boveri e Daniele Ricci a Costa Vescovato, Elisa Semino e Claudio Mariotto a Vhò, Stefano Daffonchio a Berzano. Nelle vicine valli del novese il timorasso viene interpretato dall’Azienda Morgassi Superiore di Gavi e dalla Cooperativa Valle Nostra che da uve prodotte in Val borbera propone “Sassobraglia”. Le aziende Valli Unite Coop di Costa Vescovato e Cascina Degli Ulivi di Novi Ligure utilizzano il Timorasso in assemblaggio con altre uve bianche per ottenere due vini prestigiosi: Montessoro e Ademùa. Di notevole importanza e gratificazione è il fatto che alcuni docenti del diploma in enologia della facoltà di agraria dell’università degli studi di Torino abbiamo incentivato e seguito con particolare attenzione durante le annate agrarie 1995 e 1996 le tesi universitarie di Luca Caramellino e Eugenio Ciccarelli sul timorasso sia in vigna che in cantina. Detti studi sono stati resi possibili grazie alla disponibilità delle aziende precedentemente citate. Ad oggi la critica enologica ha dato spazio e recensioni a vini ottenuti con tale vitigno, sicuramente l’obbiettivo che la critica lo elevi a vino bianco piemontese con la parentela più prossima ai grandi vini rossi che il Piemonte da sempre esprime. Significativo è l’interesse che ha stimolato nel “eleveur” piemontese, Franco M. Martinetti che sta applicando le proprie esperienze ed energie vinificandone le uve. Posso quindi affermare che dopo, anni di raccolti e sperimentazione in vigna ed in cantina, il timorasso è da me considerato alla pari degli altri vitigni che coltivo. Da oggi l’impegno è di introdurlo nelle migliori carte dei vini, non come “bestia rara“ma come ambasciatore di autenticità.
ANDREA TIRELLI
Costa Vescovato (Al)
via XX Settembre, 41
tel. 340 2326134
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