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sabato 15 agosto 2020

BONAVITA - VIGNAIOLI IN FARO SUPERIORE

Giovanni e Sanny sono una coppia nella vita, ma il loro legame appare da subito ben più profondo. Sono uniti dalla terra, dalla passione, e da tutti i progetti che girano intorno alle radici, ben salde, di una famiglia che ha deciso di dedicare la propria vita al vino. 

Ci troviamo a Messina, la mia città, la mia terra. La guardo con gli occhi di chi l'ha lasciata alla ricerca di opportunità non legate a conoscenze e clientelismo, e mi riempie il cuore la possibilità di conoscere chi, al contrario, in quella stessa terra è tornato per creare qualcosa che dalle conoscenze e dal clientelismo fosse totalmente slegato.

Siamo a Faro Superiore, zona vocata alla Doc Faro. Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nocera.

Per arrivare al vigneto terrazzato, che guarda lo Stromboli alla stregua di un amante innamorato che si nutre anche solo di sguardi, la strada è stretta, scoscesa e impervia, come quella percorsa da Giovanni e Sanny per raggiungere i propri obiettivi e realizzare i propri progetti. E quando la strada è difficile e impervia, si sa, raggiungere un obiettivo dona molta più soddisfazione.

Sanny ci racconta le viti, i grappoli, il microclima. Ci parla delle vigne più giovani come fossero figlie, e delle più vecchie come fossero anziane da cui trarre immensi doni di saggezza e conoscenza. Ci parla del senso ancestrale di maternità legato alla loro creazione e cura, e del lavoro, costante e silenzioso, che negli anni ha portato ai risultati che assaggeremo in cantina.

E proprio in cantina troviamo un altro tassello di questa instancabile, continua, ostinata progettualità. Una deliziosa e accogliente zona soppalcata totalmente auto costruita. Una cucina salone in cui si respira la cura, l'amore, il senso di ospitalità. Mi scappa una lacrima di commozione, di quelle lacrime che solo lo stupore per tanta bellezza mi sa dare.

Solo ora assaggiamo i vini, come è giusto che sia. Perchè, come dico sempre, aprire una bottiglia di vino è un punto di arrivo, non un punto di partenza.

In un clima sereno di scambio e di confronto, in cui Giovanni e Sanny ci raccontano altri progetti e altri sogni come Halarà, assaggiamo il rosato che, concordiamo sorridendo, proprio rosato non è, e il Faro 2017, capolavoro di questo territorio.

Dentro il calice troviamo la dedizione, la fatica e il sudore. Con il naso ci immergiamo nella terra calcarea e argillosa, nella salinità dello stretto, nell'aromaticità del finocchietto e della macchia mediterranea. In bocca un'annata calda e siccitosa. Morbidezza, sapidità e una persistenza pari alla tenacia di questa coppia che mi ha saputo donare emozioni che vanno ben oltre il vino che producono.



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