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sabato 29 agosto 2020

San Fereolo - vignaioli in Dogliani - NICOLETTA BOCCA

    


Chi sono

Mi chiamo Nicoletta Bocca. Ho cominciato questo mestiere agli inizi degli anni novanta cercando di imparare dai miei vicini tutto quello che potevo. Arrivavo da Milano e non sapevo nulla della campagna, ma mio padre ha sempre amato bere bene e ogni anno ci portava tutti in Langa - terra che custodiva memoria della sua storia partigiana - per farci capire come stavano le cose. Pranzi e bevute memorabili, gli acquisti rituali di tume, tartufi e vini, la conoscenza con i produttori. Al vino sono arrivata prima come bevitore e questo non l’ho mai dimenticato, quindi mi sono rimaste impresse le qualità che un cliente affezionato può cercare in un vino: durata nel tempo, tenuta a bottiglia aperta, consistenza ed eleganza, verità. Con il tempo, mano a mano che imparavo il mestiere ho cercato di ritagliarmi uno spazio interpretativo mio, di trovare una corrispondenza fra il carattere che ho e quello che facevo, di dare uno spessore e un senso alla frase ‘vini con personalità’. Spero di aver trovato la giusta strada.


I vini

I nostri vini sono espressione dei vitigni tradizionali del Piemonte, dolcetto, barbera e nebbiolo, più la sorpresa di un bianco ‘fuori zona’. Le uve si trasformano con vinificazioni lente e mai forzate. Sono vini che esprimono una potenza capace di non tramutarsi in arroganza, che cercano di unire gli aspetti più materici dei sentori di buccia e di terra, a quelli di una pura forza verticale presente negli aromi svincolati dal frutto primario. Sono come un fuoco di tralci di vigna che trasforma la materia in luce, calore ed energia. Riflettono nel bene e nel male il carattere di chi li ha aiutati a nascere: per questo non sono compiacenti e non cercano un’approvazione acritica. Potrebbe capitarvi di trovarli al primo impatto richiusi su loro stessi, un po’ solitari, scostanti, prima che diventino familiari e comincino a disvelare complessità e promesse di durata ed evoluzione nel tempo. Sono compagni fedeli che riflettono un’impressione di vecchio Piemonte come terra di tesori nascosti da pudore, riservatezza e caparbia.


Valdibà

DOLCETTO DI DOGLIANI DOC 2009_


DOLCETTO
Il dolcetto deve il suo nome alla delicatezza dell’uva, una delicatezza difficile da amministrare sia in vigna che in cantina. Il piacevole ed equilibrato sentore di mandorla che ritrovate nel vino viene dai tannini racchiusi nei semi dell’uva e non è percepibile all’assaggio, come avviene invece nei nebbioli dove i tannini sono nella buccia. Nemmeno l’acidità, così evidente nel barbera, può infastidirvi. Il dolcetto è invece un'uva deliziosa da assaggiare, estremamente delicata nel gusto. Se vogliamo esaltarne questo aspetto di fragranza e levità, dobbiamo vinificarlo pensando ad un vino giocato sul frutto e sull’immediatezza.

IDEA
Un’idea difficile da accettare perché in contrasto con il mio carattere. L’idea di un vino pensato come momento di piacevolezza dedicato al bevitore e non come pura espressione della ricerca del produttore. Ma anche la gioia di dare una versione classica del dolcetto che portasse in dote alla denominazione la vinificazione naturale propria di questa cantina. Non più un San Fereolo in tono minore, ma un vino diverso che cerca la strada di una semplicità non necessariamente banale.

LE VIGNE
Il Valdibà è prodotto esclusivamente con uve dolcetto provenienti da vigneti dai dieci ai trenta anni d’età. I terreni sono situati nel comune di Dogliani, identificati nelle vigne baraccone e San Fereolo, che vanno dai 400 ai 500 metri, in esposizione da Sud-est a nord ovest. Sono terre di medio impasto a prevalenza calcarea situate nella sottozona di Valdibà, capaci di dare vita a vini tannici ed eleganti. Il sistema di allevamento è un Guyot semplice, con densità diverse a seconda del periodo di impianto, che vanno dai 4000 ai 5000 ceppi per ettaro. Gli appezzamenti sono coltivati secondo i principi della biodinamica che prevede un diverso approccio alla fertilità del suolo e l’utilizzo di rame e zolfo in quantità molto ridotte. La resa in vino per ettaro può variare a seconda dell’annata dai 40 ai 50 ettolitri.

VINIFICAZIONE
Raccolto a mano e portato in cantina in cassette da venti chili nella seconda decade di settembre, il dolcetto Valdibà viene vinificato in acciaio lasciando libero lo sviluppo della temperatura ma badando però che non superi mai i 29 gradi. Il vino è vinificato senza l’aggiunta di lieviti selezionati o di altri additivi enologici che potrebbero alterare la delicata espressione del terroir e il lavoro di metamorfosi operato dai lieviti indigeni. La durata della macerazione e della fermentazione è intorno agli otto giorni. Il vino è svinato prima di arrivare alla fermentazione completa degli zuccheri.

AFFINAMENTO
Finita la fermentazione alcolica segue quella malolattica avviata solo attraverso il controllo della temperatura di cantina e non tramite inoculo di batteri. Alla fine di questa seconda fermentazione, il vino viene tenuto sulle fecce fini mantenute in sospensione per quattro mesi. In seguito viene data una leggera chiarifica indispensabile per l’imbottigliamento di un vino così instabile, perché così ricco di materia colorante, come il dolcetto. Imbottigliato nell’estate successiva alla vendemmia, il Valdibà ha poi un affinamento di sei mesi in bottiglia.

ANNATA

Il 2007 è stata una annata meravigliosa in campagna. Molto semplice da affrontare, ha portato una vendemmia anticipata di dieci giorni grazie ad un ultimo e inaspettato periodo di bel tempo a cavallo tra agosto e settembre, lasciando quindi una temperatura ottimale di maturazione per tutta l’estate, senza eccessi di calore. Uve vendemmiate nella seconda decade di settembre con gradazioni zuccherine elevate, ma con profumi fruttati di grande freschezza per vini di linearità esemplare. Gradazioni elevate, oltre 14 gradi, ma sensazione di vino piacevolmente fresco, mai pesante.
CARATTERISTICHE
Una versione classica del Dolcetto di Dogliani in cui si ritrovano tutte le caratteristiche consuete. Il frutto primario in evidenza, la vinosità, l’immediatezza, il retrogusto piacevolmente ammandorlato. In particolare nel 2007, rubino dai contorni violacei, intenso e importante: ciliegia matura, mirtillo, mora e violetta con nota vegetale. Al palato appaga per polpa e succo, equilibrato, con tannini non invadenti e fini che fanno da sfondo. Epilogo succoso e lungo.

VALDIBà 2006

Vino introverso che s’apre a distanza su sentori freschi e floreali.
Tannino rugoso dotato di matrice sottile, lunga, persistente e lineare.
Il 2006 è stata un annata che si è svolta con regolarità estrema e non lasciava presagire un finale così vorticoso. Alla fine di agosto e inizio di settembre un caldo intenso accompagnato dalla giusta dotazione idrica ha permesso un’accelerazione della maturazione inaspettata. Vendemmia iniziata di corsa tra il 6 e l’8 di settembre ma non paragonabile al 2003 per la diversa disposizione e durata delle temperature. Difficile in questa annata l’interpretazione di un dolcetto classico e fruttato.



San Fereolo

DOGLIANI DOCG 2006_

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DOLCETTO 
Un vitigno ancora da scoprire, con dei margini notevoli di ampliamento espressivo. Per motivazioni storiche e per conoscenze di cantina quest’uva è stata a lungo considerata in grado di dar vita esclusivamente a vini semplici, fruttati e di espressività immediata. A Dogliani pensiamo invece che, lavorando per far nascere un vino di struttura, il dolcetto possa stupire per la sua capacità di tenuta nel tempo e per il suo carattere piemontese di austerità e di tannicità levigato dalla sua delicatezza.

IDEA
Un’idea completamente diversa del Dolcetto fondata sulla ostinata convinzione che le capacità espressive di questo vitigno vadano ben oltre a quella che è la consuetudine del vino immediato.
Un’idea che esalta i caratteri ‘nebbiolo’ di quest’uva, ricercando la sfida con i tannini del dolcetto e i suoi profumi inconsueti. Curato in vigna e vinificato in cantina per avere prospettive di durata e per esprimersi, mutando, nel tempo. Va giudicato con un altro metro, per la sua capacità di stupire.

LE VIGNE
San Fereolo è prodotto con la sola uva dolcetto, proveniente da vigne vecchie dai 40 ai 70 anni. Il sistema di allevamento è un Guyot semplice, con densità diverse a seconda del periodo di impianto,che vanno dai 4000 ai 5000 ceppi per ettaro. I terreni sono situati nel comune di Dogliani, identificati nelle vigne San Fereolo, Austri, Costabella, Cerri Sottani che vanno dai 400 ai 500 metri in esposizione da sud-est a sud ovest. Sono terre di medio impasto a prevalenza calcarea, situate prevalentemente nella sottozona di Valdibà e Valdiberti, capaci di dare vita a vini tannici e strutturati Gli appezzamenti sono coltivati secondo i principi della biodinamica che prevede un diverso approccio alla fertilità del suolo e l’utilizzo di rame e zolfo in quantità molto ridotte. La resa in vino per ettaro può variare a seconda dell’annata dai 35 ai 45 ettolitri.

VINIFICAZIONE
Raccolto a mano e portato in cantina in cassette da venti chili questo dolcetto viene vinificato in tini di legno, senza lieviti selezionati e senza aggiunte di additivi. La temperatura viene lasciata senza controllo sino al tetto dei 33 gradi privilegiando non le componenti di frutto primario ma l’estrazione necessaria allo sviluppo di aromi più complessi. A seconda dell’annata la macerazione può variare dai 10 ai 20 giorni.


AFFINAMENTO
Finita la fermentazione alcolica segue quella malolattica avviata spontaneamente. In seguito il vino viene travasato in legni di diverse dimensioni, dai 7 ai 40 ettolitri, e viene mantenuto sulle fecce fini in sospensione per sei mesi con dei batonnage la cui frequenza va decrescendo con il periodo di affinamento. Il Dogliani viene gradatamente separato dalle fecce attraverso travasi, fino ad una leggera chiarifica prima dell’imbottigliamento che avviene il secondo anno successivo alla vendemmia. Un anno di affinamento in bottiglia.


ANNATA

Delicato e lineare, dove la presunta fragilità data dal tempo viene respinta da un tannino estroverso. Note terziarie si contrappongono a sentori ancora freschi mentre la lunghezza si sprigiona in bocca lungo tutto il palato in una tensione verso l’alto. Il 2001 è stata un’annata classica, in cui calore, pioggia e luce si sono alternati senza eccessi ma con quella misura aurea che permette l’espressione di una austerità piemontese tipica. Ancora centrato su uve provenienti per lo più dai vigneti di San Fereolo, caratterizzati dalla tipica vena tannica della zona, con una vinificazione tradizionale portata a secco senza residui in modo lineare e regolare.


SAN FEREOLO 2005

Delicato e lineare, dove la presunta fragilità data dal tempo viene respinta da un tannino estroverso. Note terziarie si contrappongono a sentori ancora freschi mentre la lunghezza si sprigiona in bocca lungo tutto il palato in una tensione verso l’alto. Il 2001 è stata un’annata classica, in cui calore, pioggia e luce si sono alternati senza eccessi ma con quella misura aurea che permette l’espressione di una austerità piemontese tipica. Ancora centrato su uve provenienti per lo più dai vigneti di San Fereolo, caratterizzati dalla tipica vena tannica della zona, con una vinificazione tradizionale portata a secco senza residui in modo lineare e regolare.

SAN FEREOLO 2004

Delicato e lineare, dove la presunta fragilità data dal tempo viene respinta da un tannino estroverso. Note terziarie si contrappongono a sentori ancora freschi mentre la lunghezza si sprigiona in bocca lungo tutto il palato in una tensione verso l’alto. Il 2001 è stata un’annata classica, in cui calore, pioggia e luce si sono alternati senza eccessi ma con quella misura aurea che permette l’espressione di una austerità piemontese tipica. Ancora centrato su uve provenienti per lo più dai vigneti di San Fereolo, caratterizzati dalla tipica vena tannica della zona, con una vinificazione tradizionale portata a secco senza residui in modo lineare e regolare.

SAN FEREOLO 2003

Delicato e lineare, dove la presunta fragilità data dal tempo viene respinta da un tannino estroverso. Note terziarie si contrappongono a sentori ancora freschi mentre la lunghezza si sprigiona in bocca lungo tutto il palato in una tensione verso l’alto. Il 2001 è stata un’annata classica, in cui calore, pioggia e luce si sono alternati senza eccessi ma con quella misura aurea che permette l’espressione di una austerità piemontese tipica. Ancora centrato su uve provenienti per lo più dai vigneti di San Fereolo, caratterizzati dalla tipica vena tannica della zona, con una vinificazione tradizionale portata a secco senza residui in modo lineare e regolare.

SAN FEREOLO 2001

Delicato e lineare, dove la presunta fragilità data dal tempo viene respinta da un tannino estroverso. Note terziarie si contrappongono a sentori ancora freschi mentre la lunghezza si sprigiona in bocca lungo tutto il palato in una tensione verso l’alto. Il 2001 è stata un’annata classica, in cui calore, pioggia e luce si sono alternati senza eccessi ma con quella misura aurea che permette l’espressione di una austerità piemontese tipica. Ancora centrato su uve provenienti per lo più dai vigneti di San Fereolo, caratterizzati dalla tipica vena tannica della zona, con una vinificazione tradizionale portata a secco senza residui in modo lineare e regolare.






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