Siamo davvero in “Altomare”!
Chi mi conosce da tempo, conosce anche la mia amicizia con Antonino Barraco, quel ragazzo, un tempo :-), che mi mostrò un campo di pomodori che si affacciava sulle Egadi e mi disse: “Ecco qui, tra qualche anno, ci sarà la mia cantina”.
Da quel giorno tante cose sono cambiate e si sono evolute: Nino, vendemmia dopo vendemmia, è diventato quell’uomo che noi tutti conosciamo, che, bottiglia dopo bottiglia, alza sempre un po’ di più l’asticella, sperimentando e correndo verso un orizzonte che in pochi possono percepire.
Barraco è uno dei nomi più importanti nel panorama “naturale” del vino Italiano e, come il detto vuole, “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”: Nino non può sottrarsi dal dettare la rotta e dal dimostrare a tutti e soprattutto a se stesso che il viaggio è ancora lungo e non ci si può riposare.
Ed ecco qui che nasce un’altra etichetta, un riassunto, forse, delle puntate precedenti, un bigino di tutti i capitoli scritti fino ad ora, o, meglio, una sintesi perfetta del lavoro e delle idee di Nino fino ad oggi. Di cosa sto parlando? Altomare!!!
Ho sempre visto con “sospetto” quelle cantine che hanno un catalogo di etichette per ogni gusto, ma frequentando, nel periodo “caldo” della vendemmia, la cantina di Nino, in questi anni mi sono reso conto che spesso la ricerca, i tentativi, le prove, riservano sorprese inaspettate e che alcune di esse possono portare a nuove idee, capaci di esprimersi in modo del tutto autonomo.
Questa nuova etichetta, Altomare, sembra la sintesi perfetta del percorso di Nino fino ad oggi: interpretazione, costanza, tradizione, ricerca!!!
Ok ok, forse devo essere più chiaro e ve lo spiego in modo semplice. Prendi
quattro vinificazioni differenti, prendile in parti uguali, mischia tutto e voilà il gioco è fatto; facile no? No, ve lo assicuro, perché l’equilibrio è cosa solo per coloro che non hanno paura dell’altezza e unire Vignammare, grillo da vendemmia anticipata che sa di mare con il grillo macerato da vigna vecchia di Castelvetrano, ancora, l’Altogrado, ovvero Marsala pre-british e, in ultima parte, del grillo macerato a grappolo intero sembrerebbe impresa da folli.
Ma è bello assaggiare questo vino, un rincorrersi continuo di sensazioni che ti passano per la testa e la bocca, una continua ricerca di riferimenti tra le etichette conosciute di Nino, come quando in un libro, con il proseguire della trama, devi andare a rileggere le pagine precedenti per capire meglio il significato. La nota ossidativa apre la danza, ma ad ogni movimento del
calice ecco il susseguirsi dei vini, arriva di gran forza il vignammare con sferzate iodate, che portano con sè note calde di Sicilia e pasticceria di mandorla. Agrumi canditi e chiacchiere di carnevale, una festa di profumi che vi farà perdere la rotta, smarrendola completamente quando lo andrete ad assaggiare. Difficile da interpretare, cerco di comprenderlo e di trovare appigli degustativi, ma l’esperienza è unica, un concerto, dove se prima, al naso, si riusciva a ritrovare i vini conosciuti di Nino, la bocca è un’orchestra dove gli strumenti si fondono un con l’altro e, a parte piccoli incisi e assoli, lo spartito ti trasporta, abbandonando la possibilità di interpretazione .
Ok ora la smetto, questo non è un vino da descrivere, è quasi impossibile e sarebbe alquanto noioso, spero solo di avervi fatto venire la voglia di provarlo almeno una volta, di lasciarvi trasportare dal vento teso, cullati dall’onda lunga per arrivare in Altomare, scommettendo che Nino non lo troverete più li, ma già all’orizzonte.
“ALTOMARE” TRA POCHISSIMO NEL MONDO
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