Post in evidenza

martedì 6 ottobre 2020

La Sicilia del Faro Superiore di Giovannni Scarfone andrà in trasferta a Roma da Zaziè nel Metrò per le verticali di Enoize

 


"Le verticali di #Enoize".

Secondo appuntamento della rassegna Domenica 18 ottobre alle 18.00, da Zazie nel metró, degusteremo tre annate di un vino a noi molto caro ma purtroppo poco conosciuto, il FARO.

Abbiamo scelto BONAVITA, una delle poche realtà che preservano nel messinese il territorio, la coltura e la cultura ad esso legate. Abbineremo sapientemente il loro meraviglioso vino a 3 assaggi della cucina messinese. le annate in degustazione saranno 2013, 2016, 2017. 
Il costo è di 25 euro.
Il numero di partecipanti è limitato, ed è di max 14 persone, per cui la prenotazione è obbligatoria!
info e prenotazioni enoize@autoproduzioni.net






Faro 2006 (nerello mascalese, nerello cappuccio, nocera) – 12,5%: come riporta il sito aziendale l’anno è iniziato con un inverno piuttosto freddo e molto piovoso nei primi mesi, di conseguenza il germogliamento è partito a fine marzo per il nerello mascalese e nella prima decade di aprile per nerello cappuccio e nocera. Primavera fresca con precipitazioni regolari, estate asciutta ma senza eccessi di temperatura. A settembre si è avuto un periodo piovoso che ha rallentato la maturazione delle uve, portando la raccolta al 13 di ottobre, che ha garantito uve sane con una buona acidità (5,80 g/l) e una gradazione zuccherina non elevata, che si è tradotta in 12,5 gradi di alcol nel vino.
Nei vari assaggi effettuati con il passare degli anni ho visto questo vino continuare a crescere, mantenendo quelle promesse che avevo previsto nel 2008, questa volta sembra voler ingannare l’olfatto, poco dopo averlo versato nel calice spara con decisione un terziario marcato di funghi, polvere da sparo, cuoio conciato, caffè, sottobosco, fumo di pipa. Passano i minuti e l’ossigenazione lo risveglia sempre più, tornando a raccontare di frutti, maturi certo ma non ossidati, c’è anche il cacao, l’arancia rossa, il fico, il cardamomo, la menta e la liquirizia, segno che il vino è ancora molto vivo, sebbene abbia ormai superato la vetta, ma il manto odoroso è ancora magnifico e complesso.
All’assaggio conferma quell’impressione, c’è ancora tanta poesia e fascino, una profondità non comune, ma viaggia su toni più scuri e austeri, meno articolati, unico segnale di iniziale discesa di un grande vino, che credo fosse integralmente lavorato da papà Carmelo. Tanto di cappello… 

Un Vignaiolo orgoglio della Sicilia Orientale. Territorio del Faro Superiore.
Giovanni  non utilizza concimi chimici, erbicidi e insetticidi, e nutrire il terreno con il classico sovescio di leguminose e graminacee. Solo rame e zolfo quando strettamente necessario e in dosi molto moderate, puntando principalmente su una potatura verde molto attenta. Faro 2006 (nerello mascalese, nerello cappuccio, nocera) – 12,5%: come riporta il sito aziendale l’anno è iniziato con un inverno piuttosto freddo e molto piovoso nei primi mesi, di conseguenza il germogliamento è partito a fine marzo per il nerello mascalese e nella prima decade di aprile per nerello cappuccio e nocera. Primavera fresca con precipitazioni regolari, estate asciutta ma senza eccessi di temperatura. A settembre si è avuto un periodo piovoso che ha rallentato la maturazione delle uve, portando la raccolta al 13 di ottobre, che ha garantito uve sane con una buona acidità (5,80 g/l) e una gradazione zuccherina non elevata, che si è tradotta in 12,5 gradi di alcol nel vino. Nei vari assaggi effettuati con il passare degli anni ho visto questo vino continuare a crescere, mantenendo quelle promesse che avevo previsto nel 2008, questa volta sembra voler ingannare l’olfatto, poco dopo averlo versato nel calice spara con decisione un terziario marcato di funghi, polvere da sparo, cuoio conciato, caffè, sottobosco, fumo di pipa. Passano i minuti e l’ossigenazione lo risveglia sempre più, tornando a raccontare di frutti, maturi certo ma non ossidati, c’è anche il cacao, l’arancia rossa, il fico, il cardamomo, la menta e la liquirizia, segno che il vino è ancora molto vivo, sebbene abbia ormai superato la vetta, ma il manto odoroso è ancora magnifico e complesso. All'assaggio conferma quell'impressione, c’è ancora tanta poesia e fascino, una profondità non comune, ma viaggia su toni più scuri e austeri, meno articolati, unico segnale di iniziale discesa di un grande vino, che credo fosse integralmente lavorato da papà Carmelo. Tanto di cappello…

0 commenti:

Posta un commento